ROMA - Sono più di mille i cadaveri non identificati presenti in Italia al 30 aprile scorso, e nella sola Roma se ne contano 251, un dato che la pone tristemente in cima alla classifica nazionale.
I corpi, spesso ritrovati lungo i binari, nei boschi, in baracche o ospedali, vengono seppelliti a spese dei Comuni grazie a un protocollo d’intesa firmato tra nove Regioni e il Commissario straordinario per le persone scomparse.
L’obiettivo dell’accordo è creare procedure uniformi per l’identificazione attraverso il prelievo e la conservazione del DNA, segni particolari ed effetti personali, alimentando così una banca dati nazionale nella speranza di poter dare un giorno un nome a quei corpi.
Le Regioni con il maggior numero di cadaveri senza nome, oltre al Lazio (269), sono la Lombardia (180, di cui oltre 100 a Milano) e la Puglia (65, in gran parte legati a sbarchi e naufragi), mentre all’estremo opposto si trovano la Basilicata, con soli due casi, e il Molise con un solo cadavere non identificato.
A spiegare la gravità del fenomeno è la medico legale Dalila Ranalletta, che sottolinea come Roma, oltre ad avere molti abitanti, sia anche crocevia di migranti senza documenti: “È difficile identificarli perché non esistono confronti, e la Capitale è destinata a registrare sempre numeri elevati”.
Inoltre, resta aperta anche la questione dei costi, siccome il Commissario non ha fondi propri e tutte le spese ricadono sui Comuni, che in molti casi faticano a sostenerle.