BEIRUT - È sempre più critica e preoccupante la situazione in Medio Oriente. È salito a 1.600 il numero degli attacchi condotti da aerei israeliani in un giorno contro obiettivi di Hezbollah in Libano. Mentre il bilancio degli attacchi è salito a 558 morti, tra cui 50 bambini e 94 donne, secondo il ministro della Salute Firass Abiad.  

“La stragrande maggioranza, se non tutti coloro che sono stati uccisi negli attacchi di ieri - ha aggiunto - erano persone disarmate nelle loro case”. Secondo una dichiarazione delle Forze di Difesa Israeliane, riferita dal quotidiano Times of Israel, gli ultimi raid aerei in tutto il paese hanno colpito siti di lancio, posti di comando e strutture militari utilizzate da Hezbollah. 

L’esercito israeliano ha detto che un “gran numero” di membri di Hezbollah è stato ucciso e che in totale l’operazione denominata “Northern Arrows” ha colpito “circa 1.600 obiettivi terroristici nel sud del Libano e nella valle della Bekaa”.  

In un video, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che partirà per New York alla mezzanotte di mercoledì 25 settembre per tenere venerdì il suo discorso alle Nazioni Unite, ha raccomandato alla fine della giornata che i libanesi “stiano lontani dalle aree pericolose” fino alla fine “dell’operazione”. Il suo omologo libanese, Najib Mikati, invece ha denunciato l’esistenza di “un piano per distruggere” il suo Paese. Oggi le scuole resteranno chiuse. 

È di sei morti e 15 feriti il bilancio del nuovo raid israeliano nel quartiere di Ghobeiri, nella zona meridionale di Beirut, secondo il ministero della Salute libanese. Il raid israeliano che ha preso di mira un edificio residenziale di sei piani, secondo l’agenzia libanese National News Agency, nell’attacco aereo sono stati distrutti tre piani dell’edificio abitato. 

“Gli attacchi aerei israeliani in Libano stanno ora mietendo incessantemente centinaia di vittime civili. E sono molto dispiaciuto di confermare che anche due colleghi dell’Unhcr sono stati uccisi ieri. A nome di tutti noi dell’Unhcr, sentite condoglianze alle loro famiglie, amici e colleghi”: è il messaggio postato su X dall’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi. Hezbollah, comunque, non è rimasto a guardare. Ha sparato circa 20 razzi contro il nord di Israele in tre salve separate, con tutti i proiettili intercettati - stando all’Idf - dai sistemi di difesa aerea o caduti in aree aperte. Secondo quanto riferito dal quotidiano Times of Israel, Hezbollah ha rivendicato l’attacco notturno che ha attivato le sirene di allarme nelle comunità del nord del Paese, affermando di aver lanciato razzi contro diverse basi militari e campi d’aviazione. 

Intanto, il sito di notizie Ynet ha fatto sapere che non è ancora chiaro se Tel Aviv abbia davvero intenzione di intraprendere una guerra totale contro il gruppo terroristico libanese. Fonti dicono che alla luce del gabinetto di sicurezza di ieri sera, Israele sia disponibile a un allentamento delle tensioni con Hezbollah se quest’ultimo, a sua volta, fosse disposto a raggiungere un accordo. 

Gli Stati Uniti sono al lavoro per proporre “soluzioni concrete” per alleviare la crisi in Libano, mentre esprimono la propria contrarietà a qualsiasi invasione di terra israeliana per colpire Hezbollah. “Abbiamo alcune idee concrete che discuteremo con alleati e partner questa settimana per cercare di capire la via da seguire”, ha detto, sotto la garanzia dell’anonimato, un alto funzionario degli Stati Uniti, mentre i leader mondiali si riuniscono a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Gli Usa vogliono trovare una “via d’uscita che impedisca prima di tutto un’ulteriore escalation dei combattimenti”.