DAMASCO - Giornata ad alto valore simbolico e di commemorazione a Damasco per le prime preghiere del venerdì dalla caduta del regime di Bashar al-Assad. Decine di migliaia di persone si sono radunate, dalle prime ore del giorno, nella moschea degli Omayyadi, simbolo di Damasco.
Secondo quanto riferito da Al Jazeera, i partecipanti si sono apprestati a celebrare una Siria libera, dopo l’estromissione di al-Assad da un’offensiva lampo delle forze ribelli e 13 anni di guerra civile. La stessa fonte riferisce di un clima di festa nella capitale siriana.
La direzione delle operazioni militari dei gruppi di opposizione siriani vittoriosi afferma che le forze di sicurezza saranno “pesantemente dispiegate” durante le celebrazioni odierne a Damasco. “La sicurezza pubblica tratterà con fermezza chiunque risulti coinvolto in sparatorie durante le dimostrazioni”, ha sottolineato l’organizzazione in una dichiarazione ufficiale. “Chiediamo di attenersi a un comportamento pacifico durante le dimostrazioni per preservare la sicurezza di tutti”, ha aggiunto.
Il leader dei ribelli islamisti ha invitato i siriani a scendere in piazza per celebrare “la vittoria della rivoluzione”.
“Vorrei congratularmi con il grande popolo siriano per la vittoria della benedetta rivoluzione e li invito a scendere in piazza per esprimere la loro gioia”, ha detto Abu Mohammed al-Jolani, che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa. Il leader indossava un gilet scuro e una camicia bianca nel videomessaggio condiviso su Telegram.
Dopo le preghiere, decine di migliaia di persone scenderanno per le strade della capitale siriana per celebrare la caduta del regime e non si tratta solo di residenti a Damasco, ma di cittadini giunti da tutta la Siria. Il leader di Hts (Hayat Tahrir al-Sham), forza militare e politica dominante ora in Siria, Ahmed al-Sharaa, noto anche come Abu Muhammed al-Julani, ha invitato le persone a unirsi alla celebrazione senza sparare proiettili e terrorizzare la gente.
Migliaia di partecipanti dovrebbero quindi marciare verso la piazza degli Omayyadi, un luogo altamente simbolico perché all’inizio della rivoluzione siriana, 13 anni fa, i civili erano soliti andare alla moschea di venerdì per poi marciare verso le piazze centrali di ogni città. Inizialmente le proteste erano pacifiche, ma poi sono diventate sanguinose, quando le forze del regime hanno attuato una repressione sempre più violenta. Ora i siriani si apprestano a ripetere quel rituale delle prime settimane della rivoluzione, per una grande commemorazione vittoriosa.
Oggi il G7 terrà una riunione virtuale sulla situazione in Siria nel tentativo di forgiare un approccio comune al nuovo governo siriano. Il G7 ha annunciato che la riunione si terrà virtualmente, precisando di essere pronto a sostenere la transizione verso un governo “inclusivo e non settario” in Siria.
Chiedendo la protezione dei diritti umani nel paese, compresi quelli delle donne e delle minoranze, il G7 ha sottolineato “l’importanza di ritenere il regime di Assad responsabile dei suoi crimini” e ha affermato che avrebbe “collaborato e supportato pienamente” un governo siriano che rispettasse tali principi. Domani invece la Giordania ospiterà un vertice sulla crisi siriana, con i ministri degli Esteri di numerose nazioni occidentali e arabe, nonché della Turchia.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito al Segretario di Stato americano Anthony Blinken che per la Turchia la lotta ai separatisti curdi di Ypg e l’integrità territoriale della Siria “costituiscono delle priorità”: “Abbiamo preso e continueremo a prendere tutte le misure necessarie per contrastare Ypg e Isis”, si legge in un comunicato emesso nella notte dalla presidenza turca, a margine del dialogo tra i due, avvenuto nella tarda serata di ieri all’aeroporto di Ankara.
“La Turchia sin dall’inizio ha protetto l’unità e l’integrità territoriale della Siria. Ora è il momento di lavorare insieme e che la comunità internazionale si unisca per ricostruire il Paese”. Nel comunicato si sottolinea che Erdogan ha ribadito gli sforzi “per mantenere alto il livello delle relazioni con gli Usa”, ma ha anche ricordato che la Turchia è l’unico Paese Nato ad aver combattuto direttamente l’Isis e che, allo stesso modo, Ankara non si tirerà indietro nella lotta a Ypg.
Blinken ha avuto inoltre un colloquio con il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan dal quale, ha detto, sono emersi “segnali incoraggianti per un cessate il fuoco a Gaza”. In base a quanto riferiscono i media turchi, Blinken, giunto in Turchia dopo essere stato in Giordania, ha parlato con Erdogan delle prospettive di un governo di transizione siriano, ma soprattutto degli scontri in corso nel nord tra Esercito Libero Siriano (Els), sostenuto dalla Turchia, e i curdi separatisti di Ypg, alleati degli Usa. Quest’ultima organizzazione è ritenuta dalla Turchia l’ala siriana del Pkk, con cui Ankara è in conflitto dal 1984 e che compare nella lista dei gruppi terroristici di Usa e Ue.
Il ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, in visita con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sulle alture del Golan, ha pubblicato una foto che lo immortala accanto al primo ministro mentre osserva la montagna. Una visita che si svolge mentre le truppe israeliane si sono spostate negli ultimi giorni nella zona demilitarizzata all’interno della Siria - la zona cuscinetto - anche sul lato siriano dello strategico monte Hermon che domina Damasco, dove hanno preso il controllo di una postazione militare siriana abbandonata.
Israele ha ripetutamente affermato che tutte le operazioni intraprese dalle sue truppe di terra in Siria sono temporanee e per la sua sicurezza. L’Onu ha chiesto a Israele di “fermare i suoi attacchi” sulla Siria e ai vicini di rispettare la sua integrità territoriale in questo periodo di transizione.
Katz, da parte sua, ha ordinato all’esercito di “prepararsi a rimanere” durante l’inverno nella zona cuscinetto pattugliata dalle Nazioni Unite tra le forze israeliane e siriane sulle strategiche alture del Golan. “A causa della situazione in Siria, è di fondamentale importanza per la sicurezza mantenere la nostra presenza sulla cima del Monte Hermon e si deve fare tutto il possibile per garantire la prontezza dell’esercito in loco, per consentire ai combattenti di rimanere lì, nonostante le difficili condizioni meteorologiche”, ha affermato il portavoce di Katz in una dichiarazione.