Lo scorso 6 gennaio, mentre in Italia si festeggia l’Epifania, a Noble Park invece si celebrava il 73esimo anniversario di matrimonio di Lucia e Dalmazio Tuccio. Uno straordinario traguardo per la coppia di ultranovantenni residenti al Belvedere Aged Care tanto che, per l’occasione, il sindaco di Greater Dandenong, Jim Memeti, ha omaggiato la coppia con una splendida composizione floreale, mentre la casa di riposo ha organizzato una torta celebrativa per festeggiare i longevi sposi.

Abbiamo incontrato Lucia e Dalmazio, quest’ultimo, nonostante i suoi 96 anni, ricorda con estrema lucidità la sua storia di vita con Lucia.

All’età di 17 anni, Dalmazio lavora in un frantoio in un paese abruzzese, un impiego molto faticoso che lo costringe ad affrontare turni massacranti di oltre dodici ore. Quegli orari impossibili sono rimasti così impressi sia nella sua memoria sia sulla sua pelle, tanto che, ad oggi, Dalmazio ne lamenta i dolori nella schiena ogni qualvolta si alza dalla sedia.

L’unica nota piacevole di quei lunghissimi turni era la pausa pranzo, dove delle ragazze del paese erano solite servire del cibo ai lavoratori. Ed è così, che un giorno, Dalmazio incontra per la prima volta Lucia. Per il giovane, è amore a prima vista.

Purtroppo, i due si perdono di vista per tre anni, in un’Italia pervasa dalla distruzione e incertezza sul domani a seguito del secondo conflitto mondiale.

Una volta che Dalmazio fa ritorno dalla leva militare, non perde però tempo e fa subito visita a Lucia, chiedendole di sposarlo: “Ci penserò su”, questa è la risposta di lei.

Qualche giorno dopo, Dalmazio contatta di nuovo la ragazza e le fa la stessa domanda. Questa volta, lei accetta: “Che fortuna!”, esclama il giovane. La coppia convola a nozze nel 1952 dopo due anni di fidanzamento e hanno una figlia, Assunta. 

Adesso che la famiglia si sta allargando, Lucia e Dalmazio cominciano a pensare seriamente al futuro. È il caso di crescere la bambina in una nazione profondamente scossa da due conflitti mondiali o è meglio tentare una nuova, e forse migliore, vita in un Paese che non sia stato così gravemente colpito dalla guerra?

Dalmazio si fa coraggio e sceglie la seconda opzione, partendo in solitaria per l’Australia nel 1956, per raggiungere i cugini che già lavoravano lì. Si trasferisce dapprima a Perth, dove purtroppo non riesce a trovare un impiego, per poi spostarsi dall’altro cugino in New South Wales, dove trova lavoro presso una ferrovia.  “Mio cugino mi lascia subito solo, se ne torna a casa sua a oltre trenta chilometri da lì. Io però non parlavo l’inglese e non conoscevo quel posto. Vivevo in tenda e per due anni e mezzo mi sono arrangiato come potevo”, ricorda Dalmazio Tuccio.

I sacrifici e la perseveranza di Dalmazio fanno sì che riesca a racimolare un bel gruzzoletto, così da consentirgli di spostarsi a Melbourne per lavorare alla grande vetreria O’Brien, dove rimarrà per i successivi 24 anni. 

Finalmente, nel 1959, Lucia e Assunta riescono a raggiungere Dalmazio in Australia. La famiglia Tuccio è di nuovo riunita. I coniugi vivono una vita modesta, e onesta, nel nuovo continente, dove hanno anche un secondo figlio, John. 

Dalmazio ancora ricorda con orgoglio un particolare giorno quando Lucia, che si era recata a Springvale per commissioni, trova un portafoglio con ben 74 dollari, una grande somma per quegli anni. 

La donna lo mostra al marito, che subito si immagina qualche povero pensionato alla disperata ricerca di quel portafogli. Così decidono di comune accordo di bussare a tutte le porte del vicinato, fino a quando ne rintracciano il proprietario. 

Dalmazio non è solo un uomo onesto e marito devoto alla propria moglie – di cui si prende ancora molta cura poiché, purtroppo, Lucia non riesce più a vedere e sentire così bene –, ma è anche una mente curiosa e una persona di grande fede spirituale, avendo letto la Bibbia ben tredici volte. 

“Qualche mese fa mi è stata donata una copia scritta con caratteri più grandi, così riesco ancora a leggerla. Mi piace anche ricercare le parole sul dizionario”. 

La lettura quotidiana permette a Dalmazio di mantenere una mente ben allenata anche a quasi 100 anni, oltre a fomentare uno spiccato senso dell’umorismo: “Speriamo di rivederci presto – mi dice a fine intervista –: ti aspetto qua per il 74esimo anniversario!”.