WASHINGTON - E mentre ancora si discute sui risvolti del bilaterale tra Russia e Stati Uniti, Volodymyr Zelensky è atteso per martedì (lunedì nella capitale americana) alla Casa Bianca, per incontrare Donald Trump in un vertice a cui sarebbero stati invitati anche i leader europei.

Pur contrario alla cessione di territori, il presidente ucraino arriva a Washington disposto a trattare. Secondo alcune anticipazioni, Zelensky si opporrebbe alla richiesta di Putin di cedere il Donetsk e il Lugansk in cambio di un congelamento della linea di combattimento nelle regioni sud di Kherson e Zaporizhzhia.

Ma alla Casa Bianca il presidente ucraino è pronto a intavolare un dialogo sui territori, tema che è disposto a considerare anche in un confronto trilaterale con Trump e Putin. Un vertice che potrebbe tenersi in Europa, come suggerito dalla cancelleria tedesca, nonostante il mandato di arresto emesso nel marzo del 2023 dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo per il trasferimento “illegale” di bambini ucraini in Russia.

L’incontro tra Zelensky e Trump si presenta difficile, e non solo per la delicatezza degli argomenti da trattare. Fra i due i rapporti sono sempre stati altalenanti e il ricordo dello ‘scontro’ durante il loro ultimo colloquio nello Studio Ovale di febbraio è ancora impresso nella memoria. Per Zelensky non ci fu - e probabilmente non ci sarà neanche ora - il tappeto rosso srotolato per Putin ad Anchorage, o le parole di lusinga riservato al leader russo.

Intanto, durante una conversazione telefonica con i leader europei per informarli dei risultati dell’incontro con Putin, Donald Trump ha detto di voler organizzare il vertice trilaterale tra lui, il presidente ucraino e quello russo entro venerdì, dopo essere entrato nel merito della questione con Zelensky alla Casa Bianca. 

“Nessuno dei punti che noi europei abbiamo discusso è stato liquidato da Trump e anche questa è una buona notizia, siamo ben coordinati tra di noi e Trump si sta muovendo all’interno di questa linea che abbiamo discusso tra di noi e che credo sia un buon progresso”, il commento del cancelliere federale tedesco Friedrich Merz.

Anche Meloni si è mostrata cautamente ottimista, affermando che il vertice in Alaska ha aperto “degli spiragli di pace per l’Ucraina. L’accordo è ancora complicato, ma finalmente possibile”. Meloni ha ribadito il sostegno agli sforzi diplomatici di Washington e la vicinanza a Kiev, il cui coinvolgimento nelle trattative resta centrale, “solo l’Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori”, ha detto. 

L’obiettivo primario è di garantire all’Ucraina la sovranità e la sicurezza, come hanno chiarito anche i ‘Volenterosi’, che si sono detti pronti a svolgere un ruolo attivo per evitare di “imporre limitazioni alle forze armate ucraine o alla loro cooperazione con Paesi terzi. La Russia non può avere diritto di veto sul percorso dell’Ucraina verso l’Ue e la Nato. Spetterà all’Ucraina prendere decisioni sul proprio territorio. I confini internazionali non devono essere modificati con la forza”.  

In una dichiarazione congiunta firmata dal presidente francese Emmanuel Macron, dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, dal primo ministro britannico Kier Starmer, dal presidente finlandese Alexander Stubb, dal primo ministro polacco Donald Tusk, dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, si legge: “Il nostro sostegno all’Ucraina continuerà. Siamo determinati a fare di più per mantenere forte l’Ucraina al fine di porre fine ai combattimenti e raggiungere una pace giusta e duratura. Finché continueranno le uccisioni in Ucraina, saremo pronti a mantenere la pressione sulla Russia. Continueremo a rafforzare le sanzioni e le misure economiche più ampie per esercitare pressione sull’economia di guerra della Russia fino a quando non ci sarà una pace giusta e duratura. L’Ucraina può contare sulla nostra incrollabile solidarietà mentre lavoriamo per una pace che salvaguardi gli interessi vitali di sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”.