MELBOURNE La commissione d’inchiesta sullo scandalo delle quarantene negli hotel ha pubblicato il suo rapporto provvisorio, nel quale raccomanda un sistema misto per la quarantena dei viaggiatori provenienti dal’estero.

Secondo il documento, le persone con basso rischio di contagio potrebbero passare i 14 giorni obbligatori di confinamento una volta arrivati in Australia all’interno delle mura domestiche. Gli spostamenti di queste persone, però, dovrebbe venire monitorato utilizzando i loro smartphone o persino tramite braccialetti elettronici alla caviglia o al polso. Tutti gli altri viaggiatori, invece, dovrebbero continuare a trascorrere la quarantena in hotel, ma con misure di sicurezza molto più rigide per evitare il rischio di un’eventuale diffusione del contagio.

Tra le altre raccomandazioni della Commissione d’inchiesta guidata dall’ex giudice Jennifer Coate spicca la richiesta che negli alberghi in cui ci sono persone in quarantena la Polizia statale rimanga presente in modo continuativo, sette giorni su sette e 24 ore su 24. Per ogni sito, inoltre, l’esecutivo dovrebbe assegnare un’unica specifica squadra incaricata di rintracciare i contatti di eventuali contagi. Le persone che avranno la possibilità di passare la quarantena in casa, inoltre, dovrebbero acconsentire a sottoporsi a regolari e periodici test per il coronavirus durante i loro 14 giorni di isolamento.

Il rapporto provvisorio, infine, ha rivelato che finora l’intero programma di quarantene negli hotel è costato molto di più di quanto preventivato: 195 milioni di dollari rispetto ai 130 milioni indicati in precedenza dal governo. A quest’ultima cifra, spesa dal ministero dell’Occupazione, si devono però aggiungere altri 51,28 milioni di dollari spesi dal ministero della Sanità e 10.9 milioni sborsati dal ministero delle Funzioni gudiziarie.

“Secondo qualsiasi metro di paragone, il costo del programma accumulato fino al settembre 2020 è stato considerevole.La cifra spesa dal ministero dell’Occupazione, da sola, dimostra il costo considerevole relativo all’approvvigionamento di camere d’albergo, all’impiego di guardie di sicurezza e all’acquisizione di servizi specializzati di pulizia e disinfezione. L’alto livello di costi da solo giustifica l’adozione di un sistema misto per le quarantene”, ha scritto Jennifer Coate nel documento.

Il premier Daniel Andrews, che ha annunciato l’intenzione di dare una risposta dettagliata ai contenuti del rapporto entro i prossimi giorni, ha nel frattempo annunciato la ripresa dei voli internazioni provenienti dalla Nuova Zelanda, che a partire da oggi saranno in grado di atterrare a Tullamarine. La riapertura delle frontiere, ha fatto notare il premier, è stata resa possibile grazie al fatto che per il settimo giorno consecutivo in Victoria non è stato registrato nessun nuovo caso di coronavirus.

“Il passo successivo, dopo la riapertura alla Nuova Zelanda e la ripartenza del sistema di quarantena negli hotel, sarà il via libera ai voli provenienti dal resto del mondo. In molti Paesi la pandemia è assolutamente fuori controllo e quindi il rischio che ci possano essere passeggeri infettati in arrivo a Melbourne è molto grosso, ma penso che noi saremo pronti ad affrontarlo nel modo migliore”.

Il leader dell’opposizione statale Michael O’Brien in una dichiarazione su Twitter si è detto insoddisfatto del contenuto del rapporto: “Il documento è molto deludente. Gli abitanti del Victoria prima di farsi dire quali sono le raccomandazioni per il futuro dovrebbero venire informati su quali sono stati gli errori e le omissioni che hanno portato a questo scandalo”.

Quasi contemporaneamente alla pubblicazione del documento della Commissione d’inchiesta, David Millward, direttore della società di guardie giurate Unified Security che era incaricata della sorveglianza negli hotel quando è riesplosa l’epidemia, ha ribadito che non è stata colpa dei suoi dipendenti se il virus è sfuggito dalle aree di quarantena.

“I lavori della Commissione hanno dimostrato chiaramente che la causa primaria dello scoppio del focolaio è stato l’incredibile mancanza di adeguati protocolli di controllo delle infezioni negli hotel, e una struttura di governance confusa e inadeguata a causa della quale nessuno era in effetti alla guida del programma. Se al posto delle mie guardie giurate ci fossero stati agenti di polizia o personale delle forze armate, i risultati sarebbero stati esattamente gli stessi”.