ROMA - Non tutte, ma molte strade portano a Roma nella vicenda Russiagate. L’indagine sui presunti legami (mai provati) Trump-Russia, ora denominata ‘Spygate’ nella contro-narrativa repubblicana che punta a dimostrare un complotto del ‘Deep State’ americano ai danni del presidente Usa, ha più di un punto di incrocio nella Capitale.
Roma è stata teatro non solo dell’incontro alla Link Campus University tra i protagonisti del Russiagate, Joseph Mifsud e George Papadopoulos, ma come emerge dagli ultimi sviluppi in corso a Washington, anche di un altro incontro, altrettanto rilevante: quello tra un team dell’Fbi e una ‘confidential human source’, nel gergo del Bureau ‘C.H.S.’, una ‘fonte umana confidenziale’ che, al pari dell’incontro Mifsud-Papadopoulos, fu di fondamentale importanza per condurre l’indagine contro Trump.
È dell’altro giorno la notizia riportata dall’Adnkronos che il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Lindsay Graham, fedelissimo del presidente Usa, ha chiesto di interrogare una serie di funzionari del dipartimento di Giustizia e dell’Fbi ai tempi dell’inchiesta contro la campagna dell’allora candidato repubblicano Donald Trump.
Molti dei convocati sono indicati con la loro funzione, ad esempio, ‘supervisory special agent 1, case agent 1, per non rivelarne l’dentità. Tra quelli citati per nome e cognome, spicca la figura di Kieran Ramsey, ex attaché legale dell’Fbi presso l’Ambasciata Usa di Roma.
A rileggere con attenzione il rapporto pubblicato lo scorso dicembre dall’ispettore generale del dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, che ha condotto un’indagine interna sull’operato dei funzionari del suo ministero e dell’Fbi nell’inchiesta Trump-Russia, si può forse comprendere perché il Senato Usa sia ora interessato a capire cosa è accaduto a Roma a ridosso delle elezioni presidenziali del 2016.
In particolare, nel mirino ci sarebbe un incontro avvenuto nella Capitale all’inizio di ottobre del 2016, tra un team di agenti dell’Fbi che conducevano l’indagine Trump-Russia (denominata ‘Crossfire Hurricane’) e Christopher Steele, l’ex agente dell’MI-6 britannico, da anni sul libro paga del Bureau in veste di informatore. Ce n’è abbastanza, sembra, perché il presidente della Commissione intelligence Graham voglia vederci chiaro. Di qui, la richiesta di convocazione di alcuni dei protagonisti di quell’indagine e di quell’incontro romano.
Non c’è dubbio, poi, che queste ultime rivelazioni non siano sfuggite al procuratore John Durham, che su incarico del ministro della Giustizia William Barr, sta conducendo “un’indagine sull’origine dell’indagine” Trump-Russia. È nell’ambito di questa indagine, che Barr e Durham la scorsa estate sono stati due volte in visita a Roma per incontrare i vertici dell’intelligence italiana.