PECHINO - Si muove lungo due direttrici il contrattacco cinese nella guerra dei dazi, scatenata contro Pechino dall’amministrazione americana guidata da Donald Trump.
Da una parte, in risposta al rialzo delle tariffe fino al 25% su 200 miliardi di prodotti cinesi, decisi dalla Casa Bianca a inizio maggio, la Repubblica Popolare ha attivato da ieri una serie di dazi, tra il 5% e il 25%, su 60 miliardi di dollari di prodotti Made in Usa che vengono venduti in Cina.
Dall’altra, per replicare al bando imposto dagli Stati Uniti contro l’azienda cinese Huawei, il ministero del Commercio di Pechino ha annunciato la creazione di una propria “lista nera” di aziende straniere che danneggiano i diritti e gli interessi delle aziende cinesi, non rispettando le regole del mercato, deviando da accordi presi o interrompendo collaborazioni per scopi non commerciali. La lista è stata diffusa nel cosiddetto “Libro Bianco” presentato da Pechino proprio ieri in otto lingue e nel quale si presenta la versione cinese della guerra dei dazi in atto con Washington.
La rapida escalation dello scontro commerciale non ha “fatto di nuovo grande l’America”, sostiene Pechino usando lo slogan di Donald Trump, ma ha danneggiato l’economia Usa: “I dazi americani non hanno dato slancio all’economia, al contrario l’hanno “seriamente danneggiata”, sottolinea il rapporto, visto che negli Stati Uniti sono saliti “i costi della produzione e i prezzi al consumo minacciando la crescita dell’economia”. La rottura dei colloqui, si difende la Cina, sono da “addebitare solo e interamente agli Usa” per il continuo cambio di richieste e le accuse “incaute”. Un atteggiamento che Pechino trova inaccettabile, perché “la sovranità e la dignità di un Paese devono essere rispettate e qualsiasi accordo raggiunto dalle due parti deve basarsi su uguaglianza e beneficio reciproco”. Nonostante ciò, la Cina si dice comunque disponibile ad “una soluzione attraverso il dialogo, ma non accetterà compromessi sui principi primari”.
Intanto, mentre Donald Trump è in visita in Gran Bretagna, dalla Casa Bianca arriva una nuova mazzata al commercio internazionale, con l’annuncio che da mercoledì l’amministrazione Trump toglierà l’India dall’elenco dei paesi considerati in via di sviluppo. Uno status speciale che ha consentito in questi anni l’esenzione dalle tariffe americane su miliardi di dollari di prodotti indiani esportati. Inoltre, nella stessa data, prenderanno avvio anche una serie di misure che colpiranno tutti i prodotti provenienti dal Messico.