ROMA - L’intelligenza artificiale (AI) non rappresenta solo un motore di innovazione, ma anche una fonte di interrogativi senza precedenti. Tra chi la celebra come una rivoluzione epocale e chi, invece, teme i suoi effetti dirompenti, la verità sembra collocarsi nel mezzo: l’AI è sì uno strumento trasformativo, ma la sua utilità dipenderà dalla capacità di governarla in modo consapevole, equo e sostenibile.
Questo è stato il filo conduttore del convegno Artificial Intelligence: competitività, sviluppo e sostenibilità, organizzato dal senatore Francesco Giacobbe (Pd), eletto nella circoscrizione Oceania, Africa, Asia e Antartide e segretario della 9ª Commissione Permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare). Il convegno si è svolto all’Istituto di Santa Maria in Aquiro a Roma.
L’evento, il 23 gennaio scorso, ha riunito esperti di alto profilo come la Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pierluigi Perri, esperto di diritti digitali, e rappresentanti di ENIA (Ente nazionale Intelligenza Artificiale). Tra loro, la presidente Valeria Lazzaroli, il vice Luciano Tarantino, Alessandro Ferrari (presidente della Commissione AI Governance for Workplace Safety) e Manlio d’Astino Panebianco (direttore del Dipartimento AI & Sustainability). A sottolineare il carattere internazionale del dialogo, la partecipazione di rappresentanti delle ambasciate indiana e malese.
È stato il senatore Giacobbe ad aprire il dibattito, sottolineando il potenziale trasformativo dell’AI. Ha parlato della capacità di questa tecnologia di affrontare sfide globali, promuovere l’innovazione industriale e migliorare la qualità della vita, liberando risorse umane per attività più creative e strategiche.
Giacobbe ha anche posto l’accento su alcune criticità: “Non possiamo ignorare le sfide legate alla carenza di infrastrutture adeguate e competenze digitali, soprattutto nei paesi emergenti”, ha affermato, richiamando l’attenzione sul rischio di disuguaglianze e sull’importanza di uno sviluppo tecnologico che ponga al centro la persona umana, come ribadito, tra l’altro, anche dallo stesso presidente Sergio Mattarella.
Un momento del convegno.
La riflessione del senatore Giacobbe ha trovato un punto di convergenza con quella di Ginevra Cerrina Feroni, che ha esplorato il rapporto tra l’AI e la tutela dei dati personali, un tema cruciale per garantire la sostenibilità etica e costituzionale di questa tecnologia. “L’AI esiste nella misura in cui esistono i dati, specialmente quelli personali”, ha spiegato, aggiungendo che il monopolio delle informazioni accresce il potere delle piattaforme, specie i Social, con conseguenze potenzialmente dannose per la democrazia.
Cerrina Feroni ha inoltre richiamato l’attenzione sull’importanza della privacy by design, ossia un approccio che integri fin dalla progettazione la protezione dei diritti individuali.
Tra gli altri interventi, anche quello di Pierluigi Perri, che ha ampliato il discorso introducendo una visione più completa della sostenibilità, includendo dimensioni sociali, morali e culturali.
“La sostenibilità digitale – ha spiegato – significa governare i problemi sociali e politici derivanti dall’impatto dell’AI”. Citando un rapporto del World Economic Forum, ha evidenziato come i data center responsabili delle applicazioni AI consumino già oggi una quantità di energia pari a quella della Francia, e potrebbero presto raggiungere livelli ancora più elevati. Questo, ha affermato, rappresenta una sfida non solo per l’ambiente, ma anche per le società, che devono conciliare progresso tecnologico e conservazione delle risorse.
L’intervento di Perri si è poi concentrato sull’aspetto educativo e culturale, insistendo sulla necessità di una AI literacy che consenta alle persone di utilizzare la tecnologia con consapevolezza critica. “Molti problemi derivano dalla fiducia cieca negli strumenti di AI,” ha affermato, spiegando che senza la capacità di interpretare e contestualizzare i risultati prodotti dalle macchine, rischiamo di amplificare errori e distorsioni.
Un esempio emblematico è quello di un motore di ricerca che, non molto tempo fa, non trovando notizie nuove, ha riproposto una vecchia informazione sul presidente degli Stati Uniti, causando un crollo in borsa. Un episodio, insomma, che dimostra l’urgenza di sviluppare competenze critiche per evitare che l’AI diventi una fonte di disinformazione.
Presente al convegno anche l’ambasciatrice australiana a Roma, Julianne Cowley. Nel corso del suo breve intervento, ha spiegato che l’Australia sta investendo nell’AI come motore di crescita economica, stimando che entro il 2030 la tecnologia creerà 200mila nuovi posti di lavoro e aggiungerà centinaia di miliardi di dollari al Pil.
Tuttavia, l’Ambasciatrice ha messo in guardia sulla necessità di costruire un ecosistema di fiducia attorno all’AI, sottolineando gli sforzi del governo australiano per stabilire standard di sicurezza e una strategia nazionale per lo sviluppo di questa tecnologia. In questo contesto, secondo la Cowley, diviene fondamentale lavorare con partner internazionali – inclusa l’Unione Europea – per promuovere un’adozione responsabile dell’intelligenza artificiale e affrontare le sfide condivise, dal cambiamento climatico alla sicurezza digitale.
L’ambasciatrice australiana a Roma, Julianne Cowley.
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale non aspetta, né farà sconti a chi rimane indietro. La vera sfida non è semplicemente accoglierla, ma farlo con consapevolezza, senso critico e uno sguardo rivolto al futuro.
Come ha sottolineato l’ambasciatrice Cowley, questa è solo “l’inizio di molte conversazioni”, ma affinché questi colloqui abbiano un impatto, è necessario che ognuno di noi si ponga le giuste domande e assuma un ruolo attivo Perché questa trasformazione non riguarda solo tecnologie e istituzioni, ma anche il nostro modo di vivere, lavorare e convivere in un mondo sempre più connesso, digitale e digitalizzato.