E poco importa che i tedeschi debbano rinunciare a 4-5 titolari, fra cui Musiala, il migliore. A Parma la prestazione è stata davvero mediocre, e non solo per la rimonta da 0-2 a 2-2. Dopo la vittoria di Bergamo, s’è persa la formazione che punta al triplete, ma deve fare attenzione a sè stessa più che ai rivali: con l’Udinese ha faticato oltre il lecito per portare a casa i 3 punti, nel derby ha patito il Milan con cui non vince da 4 partite di fila, a Parma ha rischiato addirittura di perdere dopo il doppio vantaggio iniziale. In ambito ippico si parlerebbe di rottura prolungata. La fatica è evidente nonostante una buona rosa. E non tutte le alternative sono all’altezza dei titolarissimi. Fuori Calhanoglu, la luce si spegne. In altre gare l’involuzione si è avvertita nella ripresa. Nell’ultimo turno le cose non sono andate per il meglio già nei primi minuti quando Sommer s’è superato per cancellare le palle-gol di Bonny e Man. Questione di concentrazione? O anche di formazione? Le sostituzioni non sono apparse adeguate: eccessivo lo sguardo all’Europa. Dimarco poteva stare in campo per un altro quarto d’ora. Quanto a Calhanoglu e Martinez, perché richiamarli al 65’ quando la pressione del Parma si faceva sempre più ossessiva? Ne è riprova l’atteggiamento di Lautaro, per nulla contendo della scelta. Se vuole eliminare il Bayern, l’Inter deve ritrovare l’antico equilibrio: ne ha la possibilità.

A Bergamo la situazione è peggiore. Perché l’Atalanta, sconfitta dalla Lazio, ha perso il terzo incontro di fila senza segnare e in casa non si afferma dal 22 dicembre (3-2 all’Empoli): da allora 4 punti su 21 con 4 pareggi e 3 sconfitte. Senza contare i ko con Bologna in Coppa Italia e con il Brugge nei playoff di Champions. La Dea, fuori da tutte le coppe, rischia di uscire dalle prime 4 posizioni con quel che significa sul piano mediatico ed economico. Il malessere è evidente e si specchia sul gioco asfittico, prevedibile, macchinoso. Lo testimonia il fatto che per la quinta volta negli ultimi sette turni, i bergamaschi non hanno trovato la via del gol. Gasp appare ai titoli di coda, anche se non vuole sentire parlare del suo futuro.

La Juventus, bloccata sul pareggio dalla Roma all’Olimpico, non è riuscita a salire al terzo posto, ma è parsa in netto miglioramento rispetto al passato. E qui il merito è di Tudor che ha rasserenato lo spogliatoio e dato una identità alla squadra. Lo dimostrano il possesso palla e la volontà di cercare la vittoria fino all’ultimo secondo. Bene i bianconeri, niente male i giallorossi che in 3 occasioni hanno messo paura agli avversari e hanno collezionato l’ennesimo risultato utile.  Resta la realtà di due squadre con problemi di organico.

Tutto da gustare il posticipo fra Bologna e Napoli con i felsinei che possono sorpassare proprio l’Atalanta e i partenopei in grado di ridurre a una lunghezza lo svantaggio dall’Inter.