ROMA - “Questo pomeriggio, al termine dell'interrogatorio da parte del magistrato alla presenza del legale di fiducia, e constatate le sue condizioni, il conducente dell'autoveicolo entrato illecitamente ieri sera in Vaticano è stato portato al reparto di psichiatria dell'ospedale Santo Spirito in Sassia per un trattamento sanitario obbligatorio”, nelle poche parole riferite oggi dalla sala stampa della Santa Sede c'è l'epilogo del caso che fin dal pomeriggio di ieri ha creato notevole trambusto in Vaticano, persino con colpi di pistola sparati inutilmente dai gendarmi alle ruote dell'auto che, forzato il varco di Porta Sant'Anna e altri due successivi continuava la sua folle corsa terminata nel Cortile di San Damaso, proprio sotto il Palazzo apostolico, dove usualmente si fermano i cortei e le delegazioni dei capi di Stato e di governo in visita al Papa.
L'autore del gesto, Simone Baldovino, italiano quarantenne con un vecchio precedente per droga, era apparso già ieri sera in condizioni psicofisiche molto alterate mentre scendeva per arrendersi ai gendarmi dalla sua Fiat Panda di colore chiaro, ha trascorso la notte nella cella della caserma della Gendarmeria Vaticana e oggi è comparso davanti al magistrato inquirente in compagnia del difensore, per poi essere indirizzato al reparto ospedaliero di psichiatria e al Tso. A quanto ha appreso l'ANSA da fonti qualificate, l'uomo ieri pomeriggio aveva tentato almeno altre due volte di entrare, sempre respinto dalla Guardia Svizzera. A suo dire, doveva parlare col Papa. Alla fine, dopo le 20 ha attuato il suo tentativo di entrare nella Città Leonina “con le maniere forti”. Per quanto se ne sa, l'uomo non ha nessun legame col Vaticano.
Verificato che le motivazioni del gesto non hanno alcun'altra motivazione se non quelle legate allo stato psichico dell'autore, la vicenda risolleva qualche domanda sul funzionamento del sistema di sicurezza, se è vero che nessuno, né guardie svizzere né gendarmi, è riuscito a fermare la corsa a tutta velocità dell'incursore fino al suo arrivo nel cuore dello Stato vaticano, il cortile di San Damaso, all'ombra delle Logge di Raffaello. Inimmaginabile quello che sarebbe potuto succedere se si fosse trattato davvero di un malintenzionato o di un terrorista. Secondo voci ‘off the records’ che trapelano dal Vaticano, tuttavia, “il dispositivo ha funzionato bene, perché subito prima che l'auto arrivasse al Cortile del Belvedere il corpo di guardia ha chiuso il portone della Zecca, che avrebbe permesso l'accesso alla parte posteriore della basilica di San Pietro, ai giardini vaticani e a piazza Santa Marta, quindi con una prospettiva molto più pericolosa”. Così, invece, “l'unica via per proseguire era arrivare al cortile di San Damaso, che è chiuso, e dove il conducente dell'auto non poteva che scendere e arrendersi, come infatti è accaduto”. Sicuramente, comunque, sono stati attimi di paura e di fortissima tensione.