TOKYO – Shigeru Ishiba è diventato ufficialmente il nuovo primo ministro del Giappone dopo un voto in Parlamento e dovrebbe annunciare la formazione del suo governo nelle prossime ore. Il voto in Parlamento, dove la coalizione di governo ha la maggioranza, è stato solo una formalità dopo l’elezione di Ishiba, avvenuta venerdì scorso, a capo del Partito Liberal Democratico (Ldp, destra conservatrice). 

Il nuovo premier conservatore ha ottenuto 143 voti favorevoli su 242 al Senato, e 291 su 461 voti alla Camera bassa del Parlamento. Il Partito Liberal-Democratico (Ldp) ha la maggioranza in entrambe le aule insieme all’alleato di centro-destra di ispirazione buddista, New Komeito.

L’attuale legislatura scade nell’autunno del 2025. Il 67enne Ishiba, politico di lungo corso e già ministro della Difesa e dell’Agricoltura, presenterà la sua agenda politica questo venerdì, con la sessione straordinaria della Dieta che durerà fino al 9 ottobre. Dopo lo scioglimento della Camera bassa la campagna elettorale inizierà ufficialmente il 15 ottobre in vista delle elezioni politiche che si terranno il 27 ottobre.

La vittoria di Ishiba nelle elezioni interne al Partito liberaldemocratico (Jiminto), che l’ha portato a diventare il 102mo primo ministro del Giappone, è stato costruito, come sempre accade nella formazione politica che dagli anni ’50 del secolo scorso governa il Giappone in maniera quasi ininterrotta, nel retroscena. E questa volta la partita è stata particolarmente complessa e gravida di conseguenze, visto che si presentavano in tutto nove candidati, il numero più elevato da quando, nel 1972, è stato messo in campo l’attuale sistema elettorale di partito.

Il Nikkei ha fornito una serie di indiscrezioni relative alla partita che si è giocata dietro le quinte del partito, affermando che la vittoria di Ishiba venerdì al ballottaggio contro l’ex ministra dell’innovazione economica, la nazionalista Sanae Takaichi, è maturata all’interno di una partita giocata tra il primo ministro uscente Fumio Kishida e altri due ex primi ministri.

Il Jiminto è un partito organizzato per fazioni (habatsu), che sono qualcosa di abbastanza simile alle “correnti” che caratterizzavano in Italia la Democrazia cristiana nella Prima repubblica. Tuttavia, la crisi di consensi che si è determinata recentemente sulla scorta di una serie di scandali, tra i quali l’ultimo sull’utilizzo irregolare di fondi pubblici, ha portato a uno scioglimento, quanto meno formale, di queste articolazioni interne.

In particolare, la vittoria di Ishiba ha preso corpo tra il primo e il secondo turno di voto. Al primo Takaichi appariva avanti a Ishiba di 27 voti di grandi elettori, al secondo Ishiba ha prevalso di 21 voti. Se Takaichi avesse vinto, sarebbe diventata la prima donna premier del Giappone.

Nel ballottaggio, Ishiba ha ottenuto 189 voti tra i parlamentari del partito, rispetto ai soli 46 voti del primo turno. E’ quindi stato nella componente di parlamentari del corpo elettorale che è maturata la vittoria. La platea dei grandi elettori era formata da 367 parlamentari e 367 membri di base al primo turno. Al ballottaggio, convocato perché nessuno dei candidati al primo turno aveva raggiunto la maggioranza assoluta, hanno votato i 367 parlamentari e ognuna delle 47 articolazioni territoriali del partito ha espresso un voto.

Era la quinta candidatura di Ishiba alla presidenza del partito, e quindi alla premiership: nonostante fosse un candidato popolare nel più ampio pubblico, non era mai riuscito a raggiungere la vittoria. La chiave è stata il sostegno degli ex premier Fumio Kishida e Yoshihide Suga.