AUCKLAND (Nuova Zelanda) - Tredici tra enti e persone sono stati incriminati dalle autorità della Nuova Zelanda nell’inchiesta sulla tragedia di White Island, dove a dicembre dell’anno scorso 22 persone rimasero uccise nell’eruzione del vulcano Whakaari. Tra gli accusati, 10 parti sono state incriminate in virtù della legge sulla salute e sicurezza sul lavoro, che prevede una multa fino a 1,5 milioni i dollari neozelandesi. Altri tre sono stati accusati in quanto individui e rischiano fino a 300.000 dollari di multa.
Il vulcano Whakaari (“White Island”, come è più comunemente conosciuto in Nuova Zelanda), è esploso il 9 dicembre dello scorso anno con un’eruzione di ceneri, gas tossici e rocce polverizzate che ha superato i tre chilometri di altezza.
Al momento dell’eruzione sull’isola c’erano 47 persone tra le quali turisti dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dalla Cina. A un anno di distanza molti dei sopravvissuti stanno ancora ricevendo cure per le ferite riportate, e sull’isola vulcanica non sono più tornati visitatori.
L’agenzia per la sicurezza sul lavoro neozelandese, Worksafe, ha aperto un’indagine pochi giorni dopo la tragedia che ha portato alle incriminazioni di questi giorni. “Si tratta di un evento inaspettato, ma ciò non significa che non fosse prevedibile – ha spiegato in una conferenza stampa il direttore esecutivo di Worksafe, Phil Parkes –. Coloro che hanno visitato l’isola lo hanno fatto con la ragionevole aspettativa che fossero stati messi in atto sistemi appropriati per garantire la loro incolumità e sicurezza”.
Tra le entità chiamate a processo, come previsto, ci sono i proprietari dell’isola, la compagnia che ha offerto i tour e i proprietari degli elicotteri che hanno portato i turisti sul vulcano. Ma ciò che ha destato più sorpresa è che tra gli accusati ci sono anche due agenzie governative: GNS Science, che controlla l’attività vulcanica del Paese; e l’ente nazionale per il controllo delle emergenze. GNS Science ha difeso il proprio lavoro e i propri dipendenti, confermando comunque che collaborerà con le autorità nelle indagini.
Tre settimane prima dell’eruzione, GNS Science aveva rilevato un cambiamento nell’attività a Whakaari e ha rivisto la scala di allerta a quattro livelli per il vulcano. Ha informato i tour operator e la stampa locale che l’Isola Bianca non era più in allerta 1 (attività vulcanica minima), ma si trovava al livello 2: “Elevata agitazione vulcanica, con la possibilità di eruzioni”.
La compagnia che aveva il monopolio dei tour non ha annullato le visite perché aveva operato con il livello 2 in altre occasioni senza che fosse successo nulla. Agli inizi di novembre è stata resa pubblica una registrazione inedita che mostra in quale misura il rischio incluso nelle visite fosse accettato. Nel video, recuperato dal cellulare di una delle vittime, si sente una delle guide turistiche spiegare ai turisti: “Più alto è il livello, maggiore è il rischio di un’eruzione. Il livello 3 è un’eruzione”.
Il processo inizierà con un’udienza preliminare il prossimo 15 dicembre. Alcuni dei sopravvissuti hanno già espresso la loro soddisfazione per l’annuncio di Worksafe, poiché ritengono di non essere stati adeguatamente informati del livello di pericolo che avrebbero affrontato.
La Nuova Zelanda è una meta turistica famosa per la sua offerta di attività naturalistiche e di sport estremi. Ogni anno circa 10.000 turisti hanno visitato Whakaari, uno dei pochi vulcani attivi al mondo aperto al turismo di massa e dove era consentito camminare fino al cratere stesso.
I tour del vulcano sono stati cancellati a tempo indeterminato dopo la tragedia e il ministero del Lavoro ha annunciato la revisione della legge che regola le attività avventurose, in particolare quelle che si svolgono in ambienti naturali rischiosi.