DOHA - La bozza sul tavolo dei negoziati a cui si sono seduti Israele e Hamas, mediati a Doha da Stati Uniti, Qatar ed Egitto, al momento di andare in stampa, non è ancora stata approvata. Gli osservatori sembrano essere piuttosto ottimisti e la sensazione è che questa volta si potrebbe arrivare finalmente ad un accordo tra le parti, soprattutto dopo la notizia di un ‘sì’ ufficioso arrivato da Hamas, come riportato da alcuni fonti egiziane.
La leadership di Gaza, guidata da Muhammad Sinwar, fratello del defunto Yahya, sembra voglia attendere la risposta israeliana prima di acconsentire formalmente alle condizioni negoziali. Hamas avrebbe chiesto di vedere le mappe del ritiro dell’esercito israeliano da Gaza, anche se Tel Aviv ha già escluso il ritiro completo dalla Striscia.
Da quanto riportato, vi sarebbe chiarezza soltanto sui dettagli della prima fase dell’accordo che prevederebbe 42 giorni di cessate il fuoco e la liberazione, a scaglioni, di 33 ostaggi israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023. Dalla bozza emergerebbe, inoltre, che durante il primo giorno di tregua dovrebbero essere liberati tre donne civili e dei due bambini israeliani, Kfir e Ariel Bibas, di cui non si hanno notizie da più di un anno e che, secondo Hamas, sarebbero morti in un bombardamento israeliano insieme alla madre Shiri.
La settimana successiva, sarebbe la volta delle cinque soldatesse e delle persone inserite nelle ‘liste umanitarie’ che comprendono donne, anziani e persone estremamente malate. Sebbene non vi sia stata una conferma ufficiale da parte delle autorità israeliane, si stima che la maggior parte delle persone destinate al rilascio potrebbero essere ancora vive.
I dettagli della seconda fase dell’accordo verrebbero discussi durante le prime settimane. E, nonostante il Qatar abbia assicurato che “sono state superate le principali controversie e si sta raggiungendo la conclusione dell’accordo nei dettagli”, resta il fatto che, almeno durante la prima parte della tregua, 22 ostaggi israeliani considerati vivi, 36 morti e i rapiti tailandesi e nepalesi, dovrebbero rimanere a Gaza. Israele, viceversa, avrebbe accettato di rilasciare almeno mille prigionieri palestinesi, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni e anche detenuti condannati all’ergastolo. A nessuno di loro sarà permesso di andare in Cisgiordania e nessun terrorista coinvolto nel massacro del 7 ottobre 2023 sarà rilasciato, come da veto imposto da Israele, così come il corpo di Yahya Sinwar non farà ritorno a Gaza. Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato all’ergastolo rimarrà in carcere in Israele.
Dal canto suo Benyamin Netanyahu, ha convocato una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza, ma non ha fatto dichiarazioni, né ha diffuso note. Le sue parole sono state riferite indirettamente dai familiari degli ostaggi che ha incontrato in due diversi momenti promettendo loro di essere “pronto per un cessate il fuoco prolungato, a condizione che tutti i rapiti vengano rilasciati. È questione di giorni o ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi può iniziare subito”, avrebbe detto.
Inoltre, ha aggiunto il primo ministro, quando Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, “le regole del gioco cambieranno sostanzialmente. Ogni violazione del cessate il fuoco riceverà una risposta dura e potente, e una forma di combattimento che non abbiamo ancora visto”.
Durante l’incontro con un altro gruppo di parenti dei rapiti, Netanyahu avrebbe descritto genericamente la situazione spiegando che “gli accordi sono solo per la prima fase, e siamo molto preoccupati per la seconda e la terza. Esigiamo che ci sia continuità tra i diversi momenti dell’intesa, che la seconda parte inizi immediatamente al termine della prima e si concluda in modo continuo e immediato fino all’ultimo ostaggio, affinché nessuno, in nessuna fase e in nessun caso, resti indietro”.
Il primo ministro israeliano deve anche fare i conti internamente, impegnato nel tentativo di convincere il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich, ferocemente contrario all’accordo con Hamas che considera pari a una resa. Per evitare la caduta del governo, Netanyahu avrebbe proposto a Smotrich una serie misure che andrebbero a rafforzare la presenza israeliana in Cisgiordania.
Nelle ultime ore le forze militari israeliane hanno continuato a lanciare raid nella Striscia di Gaza, dove a Deir al-Balah sarebbero morte almeno 10 persone e decine sarebbero quelle ferite.