TEL AVIV - A 43 anni dalla sua uccisione in battaglia in Libano, è stato rimpatriato il corpo di un soldato israeliano, grazie a una “operazione speciale” delle Idf (Forze di difesa israeliane) e del Mossad.

Ad annunciarlo è l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, mentre la stampa israeliana rilancia la notizia del rientro in patria del corpo del sergente maggiore Tzvi Feldman, ucciso nel giugno 1982, durante la prima guerra del Libano. 

Secondo quanto riferito dal quotidiano Times of Israel, Tzvi Feldman era caduto nella battaglia di Sultan Yacoub, scomparso insieme al sergente di prima classe Yehuda Katz e al sergente di prima classe Zachary Baumel. I soli resti di Baumel sono stati finora recuperati e restituiti a Israele, nel 2019. 

La battaglia di Sultan Yacoub, avvenuta quasi 43 anni fa, fu uno scontro tra le Forze di difesa israeliane (Idf) e l’esercito siriano nella Valle della Bekaa in Libano, durante il quale 21 militari israeliani persero la vita e più di 30 rimasero feriti. 

“Per decenni, Zvika è scomparso e gli sforzi per localizzarlo, insieme agli altri soldati dispersi in quella stessa battaglia, non sono mai cessati un attimo”, ha affermato Netanyahu in una dichiarazione, promettendo che “Israele non si fermerà finché anche il corpo di Katz non sarà rimpatriato”. 

Al momento non sono stati forniti i dettagli di questa operazione segreta congiunta Idf-Mossad, l’esercito ha, però, precisato che il soldato è stato ritrovato nel “cuore della Siria”. 

Feldman era scomparso insieme ad altri due soldati nella battaglia di Sultan Yacoub del 1982, che vide contrapposte le forze israeliane e siriane nella regione della Bekaa, nel Libano orientale, vicino al confine con la Siria. La dichiarazione dell’esercito ha precisato, inoltre, che il corpo di Feldman era stato identificato dal Centro di identificazione genomica per i caduti del rabbinato militare, ma forniva pochi dettagli su come i suoi resti fossero stati localizzati nel profondo della Siria. 

“Il ritorno del sergente Feldman è stato reso possibile da un’operazione complessa e segreta, grazie a un’intelligence precisa e all’impiego di capacità operative che hanno dimostrato ingegno e coraggio”, prosegue la dichiarazione diffusa dalle Idf. 

“Questo conclude un ampio sforzo di intelligence e operativo durato oltre quattro decenni, che ha visto una stretta collaborazione tra i coordinatori dei prigionieri di guerra e dispersi in azione presso l’ufficio del primo ministro, le unità di intelligence e operative del Mossad e della Direzione Intelligence delle Idf, insieme allo Shin Bet e alla Direzione risorse umane delle Idf”, ha concluso l’esercito.