GERUSALEMME - L’annuncio ha fatto seguito a quello del proseguimento delle operazioni militari a Gaza dopo che, secondo fonti di entrambe le parti, non è stato raggiunto alcun progresso nei nuovi colloqui indiretti con Hamas tenutisi in Qatar.
Netanyahu ha confermato che le discussioni includevano una possibile tregua e uno scambio di ostaggi, oltre a una proposta per porre fine alla guerra in cambio dell’esilio dei militanti di Hamas e della smilitarizzazione dell’enclave, condizioni già respinte da Hamas.
L’esercito israeliano ha dichiarato successivamente di essere disponibile a ridurre l’intensità delle operazioni per agevolare un eventuale accordo. Il capo di stato maggiore, Eyal Zamir, ha affermato che le forze armate offriranno al governo la flessibilità necessaria per raggiungere un’intesa sugli ostaggi.
Secondo fonti militari, nell’ultima settimana, Israele ha colpito oltre 670 obiettivi di Hamas nel quadro dell’operazione “Carri di Gedeone”, uccidendo decine di combattenti. Il Ministero della Sanità di Gaza ha riportato almeno 464 morti palestinesi nella stessa settimana, molti dei quali civili.
L’offensiva ha devastato la Striscia, sfollando quasi due milioni di persone e causando oltre 53mila morti, secondo fonti sanitarie locali. Israele ha inoltre bloccato gli aiuti umanitari da marzo, alimentando il rischio di una carestia.
Hamas propone il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani in cambio del cessate il fuoco, del ritiro delle truppe, della fine del blocco e della liberazione dei prigionieri palestinesi. Ma secondo un alto funzionario israeliano, non ci sono stati progressi nei negoziati.
In Israele cresce la frustrazione tra i familiari degli ostaggi. Einav Zangauker, madre di uno dei prigionieri, ha accusato Netanyahu di ostacolare un accordo per motivi politici: “Riportateci i nostri figli, tutti e 58!”.