“Ho scritto questo libro per onorare il mio popolo, quelle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa alla fine della Seconda guerra mondiale. Ho pensato di catturare i loro ricordi perché la vecchia generazione, purtroppo, sta scomparendo, e prima che il loro tempo si esaurisca del tutto, ho provato a immortalare le loro storie, la loro cultura, le loro ricette, nel tentativo di dare una ‘casa’ ai ricordi dell’Istria italiana e permettere alle prossime generazioni di ricordare che, un tempo, l’Istria apparteneva all’Italia”. 

Sono queste le parole che hanno accompagnato la presentazione di Istria: Recepies and stories from the hidden heart of Italy, Slovenia and Croatia, l’ultimo libro di Paola Bacchia. Un contenitore di testimonianze di un popolo e di una cultura che è stata, di un’Istria che non esiste più, il cui spettro continua a muoversi silenziosamente nelle case delle vecchie generazioni di istriani e che rischia, adesso, di essere dimenticata.

Un viaggio. Anzi, più viaggi che si intrecciano, vite e percorsi che s’incontrano e s’incastrano all’interno delle pagine di un qualcosa che più che un libro, sembra essere un piccolo tesoro da custodire, uno scrigno che conserva - preservandola - la memoria di un tempo che fu. 

Il libro esplora, anzitutto, la storia dell’Istria dagli anni di fine Settecento ad oggi. Da quando, nel 1789, questo territorio apparteneva alla Repubblica di Venezia a quando, in seguito alle guerre napoleoniche, l’Impero austriaco ne prelevò una parte, creando una netta divisione: da un lato, l’Istria veneziana, dall’altra, l’Istria austriaca. Dalla caduta della Repubblica di Venezia, nel lontano 1843, con la totale annessione dell’Istria all’Impero austriaco, alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1919, quando posti come Trieste, Bolzano e Istria, appunto, entrarono a far parte della Repubblica Italiana. 

“Quella è l’Istria in cui il mio papà è nato, nel 1921. Più nello specifico, a Pola, una bellissima città situata sulla punta più meridionale della penisola. Abbiamo festeggiato il suo centesimo compleanno due anni fa con dei piatti tipici istriani”, ha spiegato la scrittrice. 

Oggi, l’Istria è un territorio condiviso da tre Paesi: Italia, Slovenia e Croazia, ma è quest’ultima a possederla al novanta percento. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’Istria fu ceduta alla Jugoslavia, ad eccezione di una piccola parte nell’angolo nord-ovest che costituiva la Zona B del Territorio Libero di Trieste, provvisoriamente indipendente. All’Italia rimase solo la cittadina di Muggia. La città di Pola, che all’epoca era a maggioranza italo-istriana, ma che non faceva più parte – de facto – della Repubblica Italiana, rappresenta, probabilmente, l’emblema della disagevole situazione venutasi a creare in quegli anni. Tra il dicembre 1946 e il settembre 1947, infatti, gran parte degli abitanti della città furono costretti a lasciare le loro case per emigrare in Italia. La maggior parte di loro se ne andò subito dopo la firma del Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 che concedeva Pola e gran parte dell’Istria alla Jugoslavia.

“Vista la situazione economica di quel tempo, i miei genitori decisero di trasferirsi a Parigi, città in cui già vivevano alcuni parenti di mia madre. Ma le cose non hanno funzionato, e quando hanno sentito che, in quegli anni, sia l’America che l’Australia stavano promuovendo delle iniziative che agevolavano l’immigrazione, decisero di imbarcarsi per l’Australia. Al loro arrivo, per un po’ di tempo hanno vissuto nel campo di Bonegilla”, ha affermato Paola Bacchia, ripercorrendo le tappe di un altro viaggio, ovvero quello della sua famiglia e del loro arrivo Down Under. “Non vi dirò di come si sono conosciuti, nonostante si tratti di una storia romantica e bellissima. Se volete scoprirlo, dovrete leggere il mio libro!”, ha scherzato l’autrice, prima di soffermarsi su alcuni episodi importanti della vita del suo papà. 

Paola ha raccontato di quando suo padre, sottotenente, rappresentò l’esercito italiano in Bulgaria ai funerali del re Boris III, nel mese di settembre 1943, quando l’Italia si arrese alle forze alleate, e di quando venne mandato al campo dei prigionieri di guerra. 

“Questi sono anni di cui non mi ha parlato molto, per cui non so esattamente cosa sia successo, ma quel che è certo è che, nel 1945, mio padre fece ritorno a Pola. Ho trovato una vecchia cartolina che mio nonno spedì alla sorella e in cui scrisse ‘Nello è ritornato nel grembo della famiglia’”. L’immagine della cartolina, e tante altre vecchie foto che testimoniano la vita della famiglia di Paola Bacchia e di alcuni amici istriani che hanno raccontato la loro esperienza, sono state stampate sulle pagine del libro, a mo’ di archivio. 

A queste, si aggiungono anche le immagini scattate dalla stessa autrice durante i suoi numerosi viaggi in Istria e a Pola, che testimoniano e raccontato un’altra storia, un altro viaggio. Il suo, quello compiuto nel corso di tutti questi anni, e più precisamente dal 2017 (anno in cui ha iniziato a maturare l’idea del libro) al 2020 (anno in cui ha iniziato a scriverlo), per ricostruire un pezzo di storia di questo posto e della sua gente.

“Il cibo, in ogni sua forma, è stato un elemento fondamentale nella vita di mio padre. Ho sempre avuto il piacere di assaporare i prodotti freschi del nostro orto, prodotti che lui adorava coltivare. Fagioli, pomodori, aglio, ‘radicetto’ - parola tipica delle famiglie originarie di Pola, con cui era solito riferirsi alla cicoria zuccherina di Trieste -, la ‘rokula’ (rucola) e molto altro”, ha spiegato Paola Bacchia, per collegarsi all’ultima parte del suo libro. 

Il ricettario. “La cucina tipica istriana è una cucina casareccia, fatta di ingredienti semplici, stagionali e serviti freschi. Alcuni prodotti tipici sono le patate, l’aglio e i fagioli. Le ricette che troverete in questo libro mi sono state date personalmente da alcune persone del posto, amici di famiglia o altre, emigrate, che ho avuto l’onore di conoscere. Altre, invece, le ho prelevate direttamente da antichi libri di cucina, come ‘Cucina triestina’ di Maria Stelvio. Ovviamente, prima di proporle, le ho provate tante, tantissime volte, e poi fotografate”. 

Quelle illustrate in Istria: Recepies and stories from the hidden heart of Italy, Slovenia and Croatia, sono ricette che parlano di casa, deliziose e che evocano forti e cari ricordi. Tra queste troviamo, ad esempio, le polpettine di spinaci, i mussoli al forno di Mario, i ‘peveroni’ ripieni, i ‘finoci e bisi in tecia’ e la torta di mele della nonna Nita.

La presentazione del libro si è svolta al Museo Italiano del Co.As.It. ed è stata preceduta da un saluto di Paolo Baracchi, responsabile della programmazione culturale: “Ho sempre parlato della cultura italo-australiana come di una ‘cultura con il cuore’, e probabilmente questo è proprio uno dei motivi per cui siamo qui, oggi. Questa sera, attraverso la musica, il cibo e il vino, scopriremo la storia della famiglia di Paola Bacchia e apprenderemo come questa sia stata influenzata dagli eventi della Guerra e della politica internazionale”. 

La presentazione è stata, infatti, accompagnata da alcuni canti tipici istriani. All’entrata, ad attendere i partecipanti c’erano i crostoli, dolce tipico veneto, realizzati a mano da Paola Bacchia seguendo la segretissima ricetta della mamma, e del vino.