MADRID – Lo scorso 18 settembre, nell’elegante cornice del Palazzo Amboage della capitale spagnola, residenza dell’Ambasciatore d’Italia, si è svolto un incontro che ha messo al centro il tema della collaborazione tra Italia, Spagna e Andorra sul fronte della giustizia.

È stato l’Ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi ad aver aperto le porte della sede diplomatica a una delegazione di magistrati spagnoli e andorrani di primo piano, tra cui il direttore del servizio di relazioni internazionali del Consiglio Generale del Potere Giudiziario spagnolo Luis de Arcos Perez, la funzionaria María Felisa Herrero Pinilla, il presidente della Audiencia Nacional Juan Manuel Fernández Martínez, i vertici della procura e delle diverse sezioni della stessa Audiencia, fino al rappresentante del Consell Superior de la Justícia di Andorra Ramón Camp Batalla Ramon.

Ad accompagnare l’Ambasciatore, diverse figure italiane impegnate sul fronte della cooperazione giudiziaria e della sicurezza: il Console Generale Spartaco Caldararo, il magistrato di collegamento Clara Ciofetti, il generale della Guardia di Finanza Salvatore Russo e il tenente colonnello Francesco Manna.

Nel dialogo con i presenti, Buccino Grimaldi ha riconosciuto l’impegno condiviso che ha permesso negli anni di consolidare un rapporto di collaborazione giudiziaria efficace e concreto, ricordando come già Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avessero intuito l’importanza della cooperazione internazionale, della tracciabilità dei capitali illeciti e della confisca dei patrimoni mafiosi.

Proprio quegli insegnamenti hanno guidato l’evoluzione della legislazione italiana, con norme che hanno fatto scuola nel mondo, come il regime carcerario speciale e la legge antimafia che consente di sottrarre più rapidamente i beni accumulati dalla criminalità organizzata.

L’incontro è stato anche l’occasione per riflettere su un tema che lega strettamente giustizia e società: la destinazione a fini sociali dei beni confiscati. Trasformare ciò che è stato frutto di attività criminali in scuole, centri culturali o progetti sociali significa restituire alle comunità ciò che è stato loro tolto, generando nuove opportunità di sviluppo e inclusione.

È in questa prospettiva che la Farnesina ha avviato negli ultimi anni una vera e propria “diplomazia giuridica”, pensata per sostenere a livello internazionale lo scambio di esperienze e la costruzione di strategie comuni contro mafie sempre più globalizzate.