ADELAIDE  Molte le aspettative per il ricco programma della prima edizione dell’Italian Festival, purtroppo interrotto dal primo vero lockdown in South Australia, anche se di soli tre giorni. A parte un primo evento in una residenza privata, solo tre gli eventi in calendario che sono stati confermati, a causa prima dell’aumentare dei casi di COVID-19 ad Adelaide e del lockdown poi. L’anteprima lascia però ben sperare per la prossima edizione che, promettono gli organizzatori, sarà più grandiosa che mai.

Sabato 14 novembre, presso la cattedrale cattolica St Francis Xavier, la tradizionale Messa in onore degli emigranti, alla quale hanno partecipato, per via delle restrizioni COVID-19, circa 240 persone. Quest’anno la cerimonia è stata celebrata da padre Michael Romeo, parroco di Penola e molto amato dalla comunità italiana in tutto lo Stato, alla presenze del neo-arcivescovo Patrick O’Regan. Alla Messa hanno partecipato numerose associazioni religiose con i loro stendardi, che hanno sfilato lungo la navata centrale a inizio celebrazione. In prima linea Maria Rossi Russo con lo stendardo di santa Mary MacKillop, la prima santa australiana, canonizzata il 17 ottobre di dieci anni fa, e in chiusura l’Associazione Nazionale Carabinieri sezione di Adelaide Inc., presieduta da Joe Scalzi. La Messa solenne è stata cantata dall’Italian Choral and Arts Society, diretta dal soprano Teresa La Rocca. Quest’anno presente anche l’Angelic Music Quartet, a rendere la celebrazione ancora più toccante. Phillip Donato ha fatto da MC. Entrambe le radio italiane locali hanno trasmesso la Messa in diretta. Presenti anche studenti e insegnanti del Nazareth Catholic College. 

Tra le autorità, il console Adriano Stendardo con la moglie Clizia. Durante l’omelia, padre Romeo ha ricordato di quando da bambino i suoi nonni guardavano i film in italiano su SBS, un momento che non poteva essere interrotto perché rappresentava un legame fortissimo con l’Italia. Proseguendo il suo viaggio nei ricordi, padre Romeo ha citato in particolare il film con Mario Merola, Lo zappatore, in cui il protagonista si vergogna delle sue umili origini: un successo straordinario, soprattutto all’estero perché “ha toccato i sentimenti di migliaia e migliaia di immigrati, che rivivevano la loro esperienza nel carattere dello zappatore, un contadino in molti casi povero come loro. Rivivevano anche il loro grande amore verso i figli, la necessità del sacrificio, l’importanza del rispetto e della buona educazione, la lotta per difendere giustizia e dignità davanti ai potenti ma anche la paura che i loro sacrifici non vengano apprezzati”. 

Lunedì 16 novembre, primo giorno di allarme COVID-19, presso il Lot Fourteen si è poi tenuto l’Inaugural Italian-Australian Space Forum, moderato da Nicola Sasanelli. Presente anche il console Adriano Stendardo che ha sottolineato come il settore spaziale sia un ecosistema di cui fanno parte Consolato, Ambasciata a Canberra e Ministero degli Affari Esteri, in uno “sforzo collettivo”, perché il settore aerospaziale è “fondamentale e strategico”, concetto ribadito dalla legge n. 7/2018 e dall’istituzione del Comitato Interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali (COMINT). “La promettente industria spaziale italiana - ha proseguito Stendardo- è un settore dinamico e in rapida crescita, desideroso di stabilire nuove relazioni in tutto il mondo. Il nostro compito, presso il Consolato d’Italia, l’Ambasciata d’Italia a Canberra e il nostro Ministero a Roma, è quello di facilitare questi collegamenti”. 

Foto di gruppo allInaugural Italian-Australian Space Forum

A inizio conferenza, è stato trasmesso il saluto dall’Italia di Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, che a inizio anno era ad Adelaide, per l’apertura del nono Australian Space Forum, quando ha anche offerto all’Australia parte dello spazio italiano sulla Stazione Spaziale Internazionale e firmato un’importante dichiarazione d’intenti bilaterale Italia-Australia, alla presenza dell’ambasciatrice Tardioli. Nicola Sasanelli ha poi presentato il resto del programma della serata. Innanzitutto Flavia Tata Nardini, co-fondatrice di Fleet, che ha raccontato la tecnologia spaziale a garanzia della qualità della vita di tutti i giorni e in tutti i settori, dal clima, alla sicurezza, fino all’agricoltura e all’allevamento. Molto interessante anche la seconda parte della conferenza, in cui si sono presentati i protagonisti, di origine italiana, della maggiori aziende spaziali presenti nello Stato, George Coulloupas, di Leonardo Australia, Harvey Marcus, di Aizoon, Mark Ramsey, di Sitael, Adrian Guido, di Nova System, Rosa Erasmus, di SmartSatCRC, Daniel Floreani, di CyberOps, Zandria Farrell, del Bureau of Meteorology e Simon Palumbo, di Silentium Defence. Tutti hanno raccontato le realtà delle loro aziende e soprattutto hanno evidenziato come creatività, passione, senso della famiglia, flessibilità, tutti valori caratterizzanti l’italianità, contribuiscano al loro successo. 

Dal 13 al 17 novembre, il Fogolar Furlan ha organizzato, nei propri locali, una mostra per celebrare e ricordare la storia degli emigranti friulani, degli amici del Fogolar Furlan, la storia del club stesso, con tanti ricordi, testimonianze, curiosità e memorabilia. La mostra ha ripercorso l’importanza dei friulani in Australia, nei più svariati settori, dalle costruzioni all’arte, con la tecnica del terrazzo. Ma anche la nascita del club, e la gloriosa squadra femminile di Netball, nata da un’idea di Marisa Baldassi, fervente giocatrice e attuale presidente del club, per creare un collegamento con la comunità più ampia. Al club gli uomini giocavano a bocce, a carte, alla morra, mentre le donne erano impegnate in attività prettamente legate alla cucina. Con la squadra di netball per la prima volta le donne del club si riunivano in attività fuori dalla cucina.

La mostra Il Friuli Venezia Giulia e la sua gente ha ripercorso le avventure dei tanti friulani giunti in South Australia, molti sulla nave Toscana, a cui è stato dedicato un pannello speciale. Oltre 400 i visitatori dell’esposizione, in tanti hanno portato i nipoti. Davanti ai vari pannelli si formavano capannelli di persone che si riconoscevano nelle vicende narrate e che condividevano le loro comuni esperienze e le emozioni provate. Come Giuliano Delpin, arrivato in Australia a bordo della nave Toscana nel 1955 con la famiglia. Il padre di Delpin era un poliziotto a Trieste, come molti a bordo della Toscana che è finito a fare in Australia tutt’altro. Il padre di Delpin in particolare è stato assunto per costruire una diga nel nord dell’Australia e il figlio ancora lo ricorda dire, con una certa amarezza: “Ma cosa ho fatto?”.  Luigi Parolin, nato nel 1940, è arrivato in Australia all’età di 19 anni: ha raccontato che durante il viaggio è stato sanzionato con il temporaneo sequestro dei documenti per essere stato scoperto sul ponte all’aperto, proibito ai viaggiatori di terza classe: una punizione che ne è valsa la pena. “Non scorderò mai la notte trascorsa a suonare la fisarmonica con Luigi Campagnaro nel lusso della prima classe”, racconta Luigi con la sua usuale allegria. 

La mostra del Fogolar Furlan ha riscosso un tale successo che in tanti hanno chiesto di raccogliere il materiale: “Per questo l’esposizione diventerà un video-documentario, probabilmente in inglese, per le future generazioni e anche per l’Ente Friuli nel Mondo, che lo ha già prenotato”, racconta la presidente del Fogolar Furlan Marisa Baldassi.