VENEZIA – La mostra, a cura di Adriano Pedrosa, direttore del Museo di Arte di Sao Pablo in Brasile, ha come titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo.

Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “stranieri ovunque”. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia.

“L’espressione ’stranieri ovunque’ – spiega Adriano Pedrosa - ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che, ovunque si vada e ovunque ci si trovi, si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo che, a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo, si è sempre veramente stranieri”.

Lo stesso Pedrosa, che è brasiliano, ha dichiarato di sentirsi coinvolto a livello personale con il tema della mostra, avendo vissuto all’estero per molti anni. È il primo sudamericano nel prestigioso incarico di curare la mostra d’arte della Biennale di Venezia.

Questa edizione si centra quindi sull’artista che si trova ai margini del mondo dell’arte: l’artigiano, l’artista indigeno, l’autodidatta, l’espatriato.

La produzione di questi soggetti è dunque il fulcro di questa edizione, divisa in due nuclei distinti (il nucleo contemporaneo e il nucleo storico dedicato all’arte moderna). Invita a una riflessione sul ruolo di queste figure nell’innovazione e nelle rivoluzioni culturali del secolo scorso, e su come continuano a esprimersi nell’attualità.

Nel nucleo contemporaneo gli artisti indigeni avranno una presenza emblematica e le loro opere accoglieranno il pubblico nel Padiglione Centrale.

Il collettivo argentino Silät, composto da artiste e artigiane del popolo Wichí (che si pronuncia Vuicí) della Provincia di Salta, espone una collezione di arazzi elaborati in chaguar (ciaguar), un tessuto vegetale tradizionale. 

“Non sempre pensiamo all’arte come un ambito di appartenenza, ma sappiamo bene qual'è il valore del nostro lavoro – ha dichiarato Claudia Alarcón, coordinatrice del gruppo –. I tessuti sono un’espressione viva e attuale della nostra cultura.”

Gli arazzi del gruppo Silät in esposizione alla Biennale di Venezia

Il nucleo storico invece è composto da opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo, con un amplia presenza gli artisti italiani della dispora di quel periodo.

Artisti italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti all’estero integrandosi nelle culture locali, costruendo le proprie carriere all’estero, e discendenti di italiani che hanno mantenuto un forte legame con la scena artistica italiana, viaggiando in Italia per studio o per esporre, mantenendo contatti con mercanti e gallerie, che spesso hanno avuto un ruolo significativo nello sviluppo dell'arte moderna internazionale.

Sono quindi molti gli artisti argentini e italo-argentini esposti nelle diverse sezioni della mostra, nella maggior parte dei casi per la prima volta alla Biennale di Venezia. A questo si aggiunge la partecipazione nazionale dell’Argentina, con una istallazione dell’artista Luciana Lamothe, intitolata Ojalá se derrumben las puertas (magari crollassero le porte).

Nella sezione Italiani Ovunque sono esposte le opere di:

Lidy Prati (Lidia Elena Prati, Resistencia, Argentina, 1921 – 2008, Buenos Aires, Argentina), pittrice, designer e critica d’arte nota per essere una delle poche donne a praticare l’Arte concreta negli anni Quaranta.

L’artista argentino di origine italiana Libero Badíi (Arezzo, Italia, 1916 – 2001, Buenos Aires, Argentina), noto scultore, disegnatore, pittore, ceramista e stampatore, ma anche autore di oltre cinquanta libri d’artista. Creatore dell’Arte Siniestro (arte del perturbante).

Elda Cerrato (Asti, Italia, 1930 – 2023, Buenos Aires, Argentina), pittrice ed educatrice nata ad Asti, emigra in Argentina nel 1940. Con il suo lavoro si è occupata del mistero dell’essere, dell’immensità dello spazio cosmico e dell’organizzazione umana attraverso un linguaggio astratto in cui strutture geometriche, forme biologiche e sperimentazioni fenomenologiche coesistono con il colore.

Juan Del Prete (Vasto, Italia, 1897 – 1987, Buenos Aires, Argentina) è stato un pittore, disegnatore e scultore autodidatta di origine italiana, emigrato in Argentina nel 1909, dove fu precursore dell’arte astratta.

Victor Cúnsolo (Vittoria, Italia, 1898 – 1936 Lanus, Argentina) nato a Vittoria, in Sicilia, arriva in Argentina nel 1913 e diventa uno dei più importanti pittori di La Boca, un quartiere popolare ai margini di Buenos Aires abitato soprattutto da immigrati della classe operaia, artisti bohémien e prostitute. All’inizio degli anni Trenta si trasferisce a La Rioja, una provincia del Nord dell’Argentina, dove porta avanti il proprio stile fatto di forme raffinate, dettagli austeri e spazi geometrici.

Clorindo Testa (Benevento, Italia, 1923 – 2013, Buenos Aires, Argentina) nasce in Italia e vive in Argentina, dove progetta edifici audaci dalla forte presenza visiva, tra cui l’imponente Biblioteca di Buenos Aires. Architetto e artista, partecipa attivamente alla scena culturale del XX secolo.

Nella sezione Ritratti sono esposte le opere di:

Juana Elena Diz (Buenos Aires, Argentina, 1925 – [sconosciuto]) è una pittrice, stampatrice e ceramista nata in Argentina nel 1925, membro del colletivo Grupo Espartaco, la cui opera si è incentrata sulla generale solitudine delle donne indigene che lavorano.

Raquel Forner (Buenos Aires, Argentina, 1902–1988) figura iconica dell’arte argentina, riuscì a superare le sfide implicite nell’essere una donna artista nella sua epoca. Si recò in Europa nel 1929 per studiare arte e visitò l’Italia, la Spagna, il Marocco e la Francia. Le sue opere sul futuro dell’uomo nello spazio formano parte della collezione del Museo di Belle Arti di Houston.

Emilio Pettoruti (La Plata, Argentina, 1892 – 1971, Parigi, Francia) Nato in Argentina da genitori italiani, Emilio Pettoruti intraprende un viaggio di formazione in Europa, dove soggiorna dal 1913 al 1924 e partecipa direttamente a gruppi d’avanguardia, pur non aderendo ai dettami di alcun movimento. Considerato tra i più importanti artisti argentini, le sue opere fanno parte di numerose collezioni in musei di tutto il mondo.

Nella sezione Astrazioni sono esposte le opere di:

María Martorell (Salta, Argentina, 1909–2010), artista della tradizionale provincia di Salta, nel nord dell’Argentina – si reca a Madrid e poi a Parigi, dove studia alla Sorbonne. A metà degli anni Sessanta, progetta e produce arazzi nella nativa Salta. La sua produzione, caratterizzata dalle forme ondulate e colorate dallo stile psicodelico, diventò molto popolare negli anni Settanta, e ancora oggi risulta estremamente attraente.

Kazuya Sakai (Buenos Aires, Argentina, 1927 – 2001, Dallas, Usa), argentino di origini giapponesi, artista visivo, designer, critico, esperto di musica contemporanea e di jazz, fu un membro del gruppo della Galleria Bonino di New York, ed è considerato un pioniere dell’arte geometrica.