COLOBRARO (MATERA) – Tutti conoscono il logo della Nasa, diventato un’icona pop da quando sono iniziate le esplorazioni dello spazio da parte degli Stati Uniti. Forse proprio da quel 20 luglio 1969, data dell’allunaggio della missione Apollo 11, composta da Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins.
Ebbene dietro al logo della Nasa – che i dipendenti dell’agenzia chiamano affettuosamente meatball (polpetta) – c’è un italiano. Anzi, un lucano. Anzi, un colobrarese. Il suo nome eran James “Jim” Modarelli.
La scoperta, che si deve a Anthony Mastadonna e Maria Sarlo, è stata pubblicata all’interno del libro Colobraro. Diario di Comunità (Edigrafema), che racchiude le storie di quanti, per scelta ma soprattutto per necessità, hanno lasciato il borgo lucano di Colobraro, per cercare un futuro e migliori opportunità negli Stati Uniti. Ma anche in Argentina (in particolare a Campana, centro industriale della provincia di Buenos Aires), Brasile, Canada e Germania.
L’iniziativa è stata portata avanti dalla consigliera comunale Concettina Sarlo e rientra nel programma nazionale “Comune delle Radici” promosso dal ministero degli Affari Esteri, nell’ambito del Progetto Pnrr “Il Turismo delle Radici – Una Strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19”.
Jim Modarelli, di professione graphic designer, era nipote di Domenico Modarelli, un colobrarese emigrato negli Usa. Qui la famiglia poté sistemarsi e prosperare, grazie al lavoro e ai sacrifici che permisero ai figli e nipoti di studiare e raggiungere una posizione che in Italia non avrebbero potuto ottenere. Fino a questo punto una storia come tante, con un fortunato lieto fine. E nulla più.
Il plot twist – come dicono gli sceneggiatori – cioè la svolta, arriva con il nipote James (o Jim per gli amici), che viene assunto nel 1949 come illustratore tecnico alla Naca, come si chiamava l’allora agenzia aeronautica statunitense. Quando questa venne assorbita dalla nuova agenzia spaziale, la Nasa, appunto, a Modarelli fu chiesto di disegnare un logo originale, che divenne presto famoso in tutto il mondo.

Jim Modarelli all’epoca in cui lavorava per l’agenzia spaziale. (foto: Nasa)
Jim fu anche il creatore del primo programma di mostre della Nasa – aprendo la strada al successivo concetto di divulgazione – quando ancora nemmeno esisteva l’idea della partecipazione della comunità alla ricerca scientifica e la possibilità di diffondere conoscenza con un canale diverso da quello accademico o scolastico.
James Modarelli andò in pensione nel 1979 e morì nel 2002.

Maria Sarlo durante la presentazione del libro a Colobraro.
La sua figura è talmente rispettata da meritare una pagina nella Hall of Fame dell’agenzia spaziale. Non solo. “L’anno scorso, per celebrare i 65 anni dalla nascita del logo – dice Maria Sarlo, coautrice del libro – la pagina Facebook della Nasa ha utilizzato per l’occasione una musica che richiamasse l’Italia”. Ovviamente, una tarantella.
Il post Facebook della Nasa per il 65° anniversario della nascita del logo.
Un riconoscimento della doppia appartenenza culturale di Modarelli: statunitense per nascita, italiano per le sue radici.
“La storia di Jim Modarelli – conclude Sarlo – è un promemoria su come la creatività possa farsi strada da luoghi inaspettati e un’ispirazione per spingere i confini dell’esplorazione del talento, portando con sé la forza delle proprie origini”.