Jean-Paul Belmondo, mostro sacro del cinema francese, si è spento nella sua casa parigina. Aveva 88 anni. Bebel, come era soprannominato, ha lavorato a un’ottantina di film, e lascia dietro di sé interpretazioni indimenticabili. E’ stato un attore straordinariamente versatile e dalla fisicità dirompente, tanto da essere definito “il brutto più  affascinante del cinema francese”. Dotato di un’innata simpatia comunicativa, è stato da sempre contrapposto ad Alain Delon, di due anni meno giovane. Hanno esordito nello stesso periodo, hanno flirtato entrambi con la nouvelle vague, hanno avuto successo con le donne e con gli spettatori.

Nato a Neuilly sur Seine, alle porte di Parigi, ha sangue italiano nelle vene giacché il padre era uno scultore di buona fama, Paolo Raimondo. Dopo un esordio a teatro, Belmondo si fa apprezzare come “jeune premier” in “Peccatori in blue jeans”(1958), ma anche in “A doppia mandata” (1959). Veste i panni di Michele ne “La ciociara” e poi di Amerigo ne “La viaccia” (1961). Nel cinema poliziesco Belmondo recita in “Asfalto che scotta”, “Quello che spara per primo” (1961), “Quando torna l’inverno” (1962), fino a “Lo spione”.

Conquista i francesi e il suo rivale che gli propone di recitare insieme, nel 1970 con “Borsalino”, successo planetario e inizio di una quarta fase nella carriera di Belmondo che ha lavorato con tutti i registi più apprezzati e popolari, da Lelouch a Truffaut (“La mia droga si chiama Julie”) e ha coniato una coppia di sicura simpatia con la perfetta “spalla” Lino Ventura. Sposato due volte con la ballerina Elodie che gli ha dato tre figli e l’attuale compagna Natty, incarna lo spirito francese più nazionalista e orgoglioso. Nel 1989 è premio Cesar come miglior attore per “Una vita non basta”.