ROMA - Il presidente di Stellantis John Elkann prova a rassicurare il Parlamento mentre il mercato dell’automotive in Europa è in ginocchio, stretto tra le difficoltà della transizione all’elettrico e la concorrenza delle vetture cinesi.
“Per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale”, chiarisce, confermando che il nuovo Ceo aziendale verrà individuato entro la prima metà del 2025, dopo che l’ex manager Carlos Tavares ha lasciato anticipatamente a dicembre scorso.
In due ore e mezza di audizione alla Camera, Elkann traccia le priorità della produzione individuate per i singoli stabilimenti italiani del gruppo nei prossimi cinque anni e garantisce che al tavolo con il governo dello scorso anno “abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell’auto, li stiamo realizzando puntualmente”.
Non manca un riferimento al dibattito alimentato negli ultimi giorni dalle ipotesi di riarmo europeo: “Non riteniamo che il futuro dell’auto sia l’industria bellica, ma quello su cui i Paesi Ue considereranno importante mettere le energie e le risorse”.
L’erede della dinastia Agnelli sottolinea che se non ci fosse Stellantis “l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo, come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo la Montedison”, e ricorda che oggi la società è il quarto costruttore al mondo e fattura 157 miliardi, mentre “venti anni fa lottavamo per la sopravvivenza”.
Uno studio realizzato dalla Luiss specifica che il gruppo, dal 2004 al 2023, ha prodotto in Italia 16,7 milioni di autovetture e veicoli commerciali, per un valore complessivo della produzione nazionale di quasi 700 miliardi di euro. Inoltre, secondo l’analisi, per ogni euro di valore creato dall’azienda “se ne generano nove nel resto dell’economia”.
Elkann nel suo intervento non nasconde le complessità del comparto nel Paese, e preannuncia che il 2025 sarà “un altro anno difficile”, siccome il mercato Italia nei primi due mesi è “in contrazione del 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.
Tuttavia, dal 2026 si prevede un aumento della produzione grazie al lancio di 10 nuovi aggiornamenti di prodotto nelle fabbriche italiane, “i cui livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi”, conclude il capo del gruppo.