NAIROBI – Domenica c’è stato un attacco alla base militare di Camp Simba, nella contea di Lamu, in Kenya. Tre americani sono morti. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo terroristico jihadista al-Shabaab e ha provocato la distruzione di diversi aerei ed elicotteri. 
Al-Shabaab ha sostenuto che i feriti sarebbero 17 in totale e che sette mezzi aerei sarebbero stati distrutti. Affermazioni poi smentite da un comunicato di Africom (il comando Usa responsabile delle operazioni militari in Africa) secondo il quale, “Shabaab - che vuole imporre in Somalia una versione estrema della sharia, la legge islamica - tende a esagerare l’impatto delle sue azioni terroristiche a fini propagandistici”. 
Difficile stabilire se l’attacco sia una conseguenza dell’uccisione del generale iraniano Qassem Suleimani, visto che ieri c’erano state manifestazioni anti-americane a Mogadisco, ma la sensazione tra i diplomatici è di estrema cautela. Il confine tra Kenya e Somalia è infatti teatro di scontri tra jihadisti e soldati di Nairobi. Un clima di tensione peggiorato nel 2011, quando il Kenya ha lanciato un’offensiva militare contro gli islamisti radicali. 
Tra gli attacchi più gravi degli Shabaab in Kenya quello del gennaio 2019 quando una ventina di persone perse la vita in un attacco al Dusit Hotel di Nairobi: tra di essi, un americano e un britannico. Nel 2013 furono 67 le vittime di una vera e propria operazione di guerra nel centro commerciale di Westgate, sempre a Nairobi. Nelle mani dei miliziani somali si troverebbe anche Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya il 20 novembre 2018 e poi trasferita in territorio somalo.