ROMA - La Banca centrale europea ha espresso forti perplessità sull’emendamento presentato da Fratelli d’Italia alla manovra, relativo alla proprietà delle riserve auree della Banca d’Italia.
Nel parere, inviato al ministero dell’Economia il 2 dicembre e firmato dalla presidente Christine Lagarde, l’Eurotower sottolinea che “non è chiaro quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione” e invita le autorità italiane a “riconsiderare” il testo per preservare l’indipendenza della Banca d’Italia, così come stabilito dai trattati europei.
L’emendamento, riformulato come “Testo 2”, stabilisce che le riserve auree gestite da Bankitalia “appartengano al Popolo italiano”. Una definizione che, secondo la Bce, potrebbe entrare in conflitto con l’articolo 130 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che vieta ai governi di influenzare la gestione delle riserve da parte delle banche centrali nazionali.
Francoforte ricorda inoltre che il Sistema europeo delle banche centrali deve avere “pieno ed effettivo controllo” sulle riserve per svolgere i propri compiti. Per questo suggerisce di esplicitare nel testo i riferimenti ai trattati, precisando che l’indipendenza della Banca d’Italia non può essere messa in discussione.
La Bce aggiunge che, qualora il governo intendesse davvero chiarire la proprietà giuridica dell’oro di Via Nazionale, sarebbe necessario consultare la Banca d’Italia per garantire la conformità al diritto europeo.
Lagarde, rispondendo all’eurodeputato Pasquale Tridico, ha poi ribadito che “la detenzione e la gestione delle riserve appartengono alla banca centrale nazionale”, ricordando che l’Italia è il terzo Paese al mondo per quantità di oro detenuto da una banca centrale.
Sul fronte politico, Fratelli d’Italia difende l’iniziativa. Il capogruppo al Senato Lucio Malan definisce la norma “un atto di principio”, sostenendo che l’emendamento “stabilisce che l’oro è sempre stato del popolo italiano”, pur riconoscendo che la gestione compete a Bankitalia.
Il relatore alla manovra, Guido Liris, afferma di attendere “una ulteriore riformulazione del Mef”, mentre il deputato Francesco Filini parla di “allarmismo ingiustificato” e assicura che il testo “non mette in discussione l’autonomia della Banca d’Italia”.
Di tutt’altro avviso il Partito Democratico. Il responsabile Economia Antonio Misiani attacca, definendo la proposta “fuori dal mondo e contraria ai trattati europei”, e accusa FdI di insistere su un tema “proveniente dal bagaglio storico di una destra sovranista”, avvertendo che l’emendamento rischia di “danneggiare la credibilità dell’Italia”.