BRUXELLES - Nei giorni in cui grazie alle iniziative concrete della Banca centrale europea lo spread allenta notevolmente la morsa sui titoli di Stato italiani, l’Ue si mostra purtroppo ancora una volta indecisa e inconcludente, mancando un appuntamento che potrebbe costargli davvero caro.
Mentre infatti da Francoforte attivavano i 750 miliardi di euro per contrastare l’emergenza pandemia e soprattutto, con una mossa senza precedenti stabilivano che non sarà attivo nessun vincolo all’acquisto di titoli di Stato nazionali e sovranazionali (in precedenza il limite era il 33% per i primi e il 50% per i secondi). Un assist all’Ue, secondo alcuni, per permettere l’emissione di quegli eurobond che da giorni il governo italiano sta chiedendo per far fronte all’emergenza e che in una lettera della scorsa settimana, firmata assieme ad altri otto leader europei tra cui il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, Conte è tornato a sollecitare.
Al vertice cruciale di giovedì tra i capi di Stato dell’Ue tuttavia, l’Unione si è ancora una volta spaccata a metà tra Paesi rigoristi del Nord, guidati dalla Germania, e nazioni che richiedono, come l’Italia, “l’attivazione di tutti i comuni strumenti fiscali a sostegno degli sforzi nazionali e a garanzia della solidarietà finanziaria, specialmente nell’Eurozona, tra cui uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri” ma anche la possibilità di utilizzare il Meccanismo europeo distabilità, o Mes, senza i vincoli sulla gestione economica futura di chi lo utilizza.
Proprio in questo andava invece la proposta intavolata durante il vertice dalla Germania, sostenuta da Austria, Olanda e Finlandia, che si sono opposte con decisione a qualsiasi “mutualizzazione del debito pubblico”. L’Italia, con Francia e Spagna, è però riuscita a bocciare la linea rigorista dei Paesi del Nord. Se si pensa di usare gli strumenti del passato, con aiuti indirizzati ai singoli Stati, come ha detto chiaramente Conte “non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”. “Oggi – ha poi avvisato il premier italiano –, o l’Europa è unita oppure non esiste”.
La Germania però non sembra voler cedere, almeno per il momento e dallo stallo che si era venuto così a creare si è usciti dando mandato all’Eurogruppo di trovare una proposta alternativa e condivisa entro due settimane. Un rinvio che, con una crisi del genere in atto, potrebbe avere conseguenze drammatiche sull’economia e sulla tenuta sociale di molte nazioni, oltre ad essere l’ennesimo durissimo colpo alla credibilità dell’Ue.