ROMA – La deputata ultraconservatrice Carla Zambelli, “pasionaria” del Partito Liberale e molto vicina all’ex presidente Jair Bolsonaro, ha fatto sapere ai principali media brasiliani di essere arrivata nella capitale italiana. 

È ricercata a livello internazionale per aver lasciato il Brasile, dopo una condanna a dieci anni di reclusione per l’hackeraggio del sistema informatico del Consiglio nazionale di giustizia.   

Zambelli, in possesso della cittadinanza italiana – così come i figli dell’ex capo di Stato – ha dichiarato di essere atterrata a Roma con un volo da Miami, dove si trovava prima che la sentenza diventasse definitiva. Secondo le ricostruzioni, il suo arrivo è avvenuto poche ore prima dell’inserimento del nome nella lista rossa dell’Interpol. 

L’allerta rossa – la cosiddetta red notice – non equivale a un mandato vincolante a livello internazionale, ma costituisce una richiesta di fermo provvisorio a fini estradizionali. In Italia, un eventuale intervento delle forze dell’ordine richiede il nulla osta della Procura generale presso la Corte d’Appello competente. 

Al momento dell’uscita dal Paese, la condanna – che comporta anche la perdita del mandato parlamentare al termine delle procedure – non era ancora esecutiva, e nei confronti della deputata non erano state disposte misure cautelari. 

Nelle ultime ore, il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes ha definito la partenza “inequivocabilmente finalizzata a eludere la giustizia”, disponendo il blocco dei beni, dei conti bancari e dei profili social della parlamentare, e sollecitando ufficialmente l’intervento dell’Interpol. 

A seguito della fuga, è stata aperta un’ulteriore inchiesta per presunti reati di coercizione nell’ambito del procedimento e di ostacolo alle indagini. Il magistrato ha ordinato alla Polizia federale di raccogliere la sua testimonianza entro dieci giorni, anche in forma scritta vista l’attuale presenza in territorio italiano. 

La Banca centrale brasiliana dovrà inoltre fornire un elenco dettagliato dei movimenti bancari effettuati negli ultimi trenta giorni, in seguito a segnalazioni secondo cui l’interessata avrebbe chiesto donazioni economiche ai propri follower sui social. 

Già condannata in altri procedimenti, la parlamentare è stata riconosciuta colpevole di pirateria informatica e falso ideologico. Secondo l’accusa, avrebbe orchestrato un attacco informatico finalizzato alla creazione di un falso mandato di cattura ai danni dello stesso de Moraes. 

Il magistrato è da anni nel mirino della destra bolsonarista per aver guidato indagini su reti di disinformazione e tentativi di colpo di Stato legati all’ex presidente. Ha autorizzato arresti, sequestri e la chiusura di profili online, diventando oggetto di minacce e campagne di delegittimazione. 

A complicare ulteriormente il quadro, le crescenti tensioni tra Brasilia e Washington proprio sulla figura di de Moraes, dal momento che le autorità statunitensi hanno più volte criticato l’operato del giudice e le sue inchieste.  

Una parte del Congresso, vicina alla famiglia Bolsonaro, lo accusa apertamente di persecuzione politica e ha minacciato sanzioni nei suoi confronti, tanto che lo stesso presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha dovuto difenderlo pubblicamente. 

“Gli Stati Uniti vogliono perseguire Alexandre de Moraes perché vuole arrestare un brasiliano che si trova in America e fa cose contro il Brasile ogni giorno”, ha dichiarato il leader brasiliano durante un discorso alla convention nazionale del Partito Socialista Brasiliano (Psb).