TEL AVIV - L’amministrazione americana e il Qatar starebbero spingendo per raggiungere una tregua a Gaza, convinti di dover sfruttare lo slancio del cessate il fuoco con l’Iran per lavorare ad uno stop delle ostilità anche nella Striscia.

A giorni, Washington potrebbe presentare un piano di pace, un’iniziativa sostenuta dal Qatar, il cui portavoce del ministero degli Esteri Majed al-Ansari ha evidenziato: “Se non sfruttiamo questa finestra di opportunità e questo slancio, sarà un’opportunità persa, come già accaduto di recente. Non vogliamo che accada di nuovo”.

Ma, a raffreddare gli entusiasmi sono scesi in campo alti funzionari israeliani coinvolti nei colloqui per un accordo sugli ostaggi, che affermano di non comprendere i motivi dell’ottimismo del presidente Donald Trump, secondo cui un cessate il fuoco a Gaza potrebbe essere raggiunto già in settimana. Il ministro per gli Affari strategici e principale negoziatore israeliano, Ron Dermer, sarebbe atteso a Washington già lunedì, per discutere, con alti funzionari della Casa Bianca la situazione a Gaza e con l’Iran; mentre un nuovo faccia a faccia Trump-Netanyahu dovrebbe tenersi a metà luglio nella capitale americana.

Il tavolo negoziale tra Israele e Hamas si snoderebbe su un cessate il fuoco di due settimane e sul rilascio degli ostaggi: una cinquantina gli israeliani ancora prigionieri a Gaza, e si ritiene che meno della metà di loro sia ancora viva. Sforzi diplomatici che contrastano con quanto accade nella Striscia di Gaza dove, nelle scorse ore, si sono contante almeno 60 vittime, che si aggiungono alle centinaia delle scorse settimane, incluse le oltre 549 persone uccise mentre erano in file per ricevere aiuti umanitari.

Stragi che, secondo un’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz, sarebbero il risultato degli ordini dei comandanti militari ai loro soldati. Una serie di attacchi avvenuta a partire da fine maggio, quando sono cominciate le distribuzioni della Gaza Humanitarian Foundation, l’organizzazione voluta da Israele e sostenuta dagli Stati Uniti per controllare la distribuzione del cibo nella Striscia ed evitare che gli aiuti  finissero nelle mani di Hamas. L’esercito israeliano ha smentito, ma ha aperto a sua volta un’indagine interna. 

Donald Trump non ha perso l’occasione di intervenire anche nella vicenda interna del processo per corruzione a carico del premier isareliano: “È terribile ciò che stanno facendo in Israele a Bibi Netanyahu. È un eroe di guerra e un primo ministro che ha fatto un lavoro favoloso collaborando con gli Stati Uniti per ottenere un grande successo nell’eliminazione della pericolosa minaccia nucleare in Iran”, ha commentato dal suo social Truth.

“È importante sottolineare che in questo momento sta negoziando un accordo con Hamas, che includerà la restituzione degli ostaggi - ha continuato - . Com’è possibile che il primo ministro di Israele possa essere costretto a sedere in un’aula di tribunale tutto il giorno, per nulla? È una caccia alle streghe politica, molto simile a quella che sono stato costretto a sopportare”. Il capo della Casa Bianca ha poi aggiunto che gli Stati Uniti “spendono miliardi di dollari all’anno, molto più che in qualsiasi altra nazione, per proteggere e sostenere Israele. Non tollereremo questo. Abbiamo appena ottenuto una grande vittoria con il primo ministro al timone, e questo offusca notevolmente la nostra vittoria. Lasciate andare Bibi, ha un gran lavoro da fare”. 

A Teheran, nella giornata di sabato, si sono svolti i funerali di una sessantina di alti quadri iraniani che hanno perso la vita durante gli attacchi congiunti tra Tel Aviv e Washington contro l’Iran. I funerali erano sono stati preceduti da una massiccia campagna mediatica che aveva lo scopo di esortare la partecipazione della popolazione.

Le immagini dell’evento hanno mostrato le bare avvolte nella bandiera iraniana, con i ritratti dei comandanti uccisi tra due ali di folla. Una cerimonia in grande stile, durante la quale sono stati scanditi gli slogan “morte a Israele e all’America”, e a cui ha partecipato gran parte dell’establishment del regime, compreso il presidente Masoud Pezeshkian. Grande assente, la Guida suprema Ali Khamenei.

Non si è fatta ancora chiarezza sui danni effettivi provocati dagli attacchi israelo-americano contro i siti nucleari iranani, che se nella versione americana sono stati completamente distrutti e resi impraticabili, in quella iraniana avrebbero subito soltanti danni lievi. Da parte sua, Teheran ha fatto sapere di aver interrotto ogni relazione con la IAEA - l’Agenzia per l’energia atomica - che non potrà dunque più entrare nel Paese.