Sabato 14 settembre The Sicilian Association Of Australia ha organizzato l’annuale cena ‘Celebrating Our Sicilian Culture’, presso il salone del Park Hyatt, con l’obiettivo di raccogliere fondi per Very Special Kids, un’associazione no-profit che offre sostegno alle famiglie di bambini affetti da malattie potenzialmente letali. 
Il comitato dell’associazione è così composto: il presidente Carlo Corallo, il vice presidente Deanna Zammit, il tesoriere Frank Vitale, la segretaria Emma La Rosa e Nunzio La Rosa, Marco Cimino, Valeria Coralli e Rosa Vocale. 
Tutti sappiamo che la Sicilia è la terra di arancini, cannoli e cassate ma è anche molti di più. Letteratura, musica, arte, famiglia, cibo e passione. 
Più di 55mila emigrati lasciarono la Sicilia per iniziare una nuova vita in Australia, ma se si chiede a qualsiasi siculo da dove proviene, egli risponderà: “Sono siciliano”, e non “Sono italiano”. 
Il poeta siciliano Gaetano Lino descrive questa sensazione di appartenenza alla terra e alle radici in questo verso:
“Sugnu sicilianu; 
e lu dicu cu lu me cori 
chinu d’unuri, 
cu la peddi chi s’arrizza 
pi lu piaciri”
Presenti alla serata celebrativa della TSAA molti rappresentanti della comunità siciliana in Australia, tra cui la chef Carmela Amato D’Amore: “La nostra essenza è racchiusa nella passione, nel fuoco. Quel fuoco del vulcano che giace nel cuore di ogni siciliano, nella nostra anima”.
Qual è la cosa che fa più paura ai siciliani? Lo ha spiegato Martin Materazzo, presente alla serata e appena rientrato dalla Sicilia: “L’obbligo morale che abbiamo nell’assicurarci che il nostro amato dialetto siciliano non scompaia, portare avanti la nostra cultura e lingua”.
Molte le discussioni sollevate sull’essere siciliano in Australia durante la serata di gala, sul cosa significhi essere siciliani di seconda generazione e figli di immigrati.  “Un populu  diventa poviru e servu  quannu ci arrubbanu a lingua, addutata di patri: – è persu pi sempri”, scrive il poeta siciliano Ignazio Buttitta.
LINA MESSINA