BUENOS AIRES – La Cgt (Confederación general del trabajo) guida oggi, 18 dicembre, una mobilitazione in Plaza de Mayo contro la riforma del lavoro promossa dal governo di Javier Milei. La giornata concentrerà su di sé l’attenzione politica, sindacale e sociale e la protesta si profila come una delle partecipate dell’anno.

La marcia si svolgerà in parallelo alla discussione del progetto in Parlamento e con il dispiegamento di un forte dispositivo di sicurezza nel centro della capitale.

Alla convocazione aderiranno sindacati affiliati alla Cgt, le due Cta (Central de trabajadores), movimenti sociali, organizzazioni dell’economia popolare, settori del kirchnerismo, sindaci di varie città dalla provincia di Buenos Aires e gruppi della sinistra.

Secondo stime sindacali, potrebbero radunarsi circa 150mila persone. L’atto centrale si terrà in Plaza de Mayo, con il vertice della Cgt sul palco e gli interventi dei tre segretari generali Jorge Sola, Cristian Jerónimo e Octavio Argüello. La giornata coincide con il debutto della nuova dirigenza alla guida di una protesta di piazza.

I cortei inizieranno a concentrarsi a partire da mezzogiorno in diversi punti della Città di Buenos Aires, con accessi alla piazza da Avenida de Mayo, dalle diagonali Nord e Sud e dal Bajo. L’Unión dei trabjadores de la economía popular (Utep), la Cta, i sindacati universitari, statali, dei trasporti, la Uom (Unión obrera metalúrgica), Camioneros, organizzazioni sociali e partiti di sinistra marceranno in colonne separate. La Cámpora (movimento legato al kirchnerismo) ha convocato i suoi direttamente in Plaza de Mayo, mentre il Movimento Derecho al Futuro, guidato dal governatore Axel Kicillof, si concentrerà dalle 14 in Avenida de Mayo e Tacuarí.

Dal ministero della Sicurezza nazionale è stata confermata l’applicazione del protocollo anti-picchetti, con transenne in Plaza de Mayo e nelle vicinanze del Congresso, controlli del traffico e un sistema di “allerta precoce” per mantenere le colonne in movimento ed evitare blocchi prolungati. Sarà il primo grande operativo con Alejandra Monteoliva alla guida del dicastero, seppur con schemi simili a quelli adottati durante la gestione di Patricia Bullrich.

In questo contesto, la Cgt ha espresso “preoccupazione” per alcune dichiarazioni di funzionari nazionali, definite “provocazioni inutili”, e ha chiesto al governo di garantire l’integrità fisica e la libertà dei manifestanti. La centrale sindacale ha assicurato che la mobilitazione sarà “pacifica, organizzata e responsabile” e ha avvertito del rischio di incidenti, infiltrazioni o tensioni con settori che manifestano separatamente.

La protesta di piazza avviene mentre il Congresso discute la riforma del lavoro inviata dal potere esecutivo, un iter che ha già generato forti controversie politiche e istituzionali. In Senato, il peronismo ha denunciato che l’ufficialismo ha forzato il regolamento per accelerare l’esame del progetto, in particolare attraverso la composizione delle commissioni. Secondo l’opposizione, la vicepresidente Victoria Villarruel si sarebbe attribuita facoltà non previste dal regolamento, riducendo la rappresentanza peronista e condizionando il ritmo del dibattito.

Dal peronismo avvertono che questa gestione dell’iter parlamentare potrebbe portare a una judicializzazione della legge, sia per il procedimento sia per il contenuto. Tra i punti più contestati figurano l’ampliamento delle attività considerate essenziali – con un impatto diretto sul diritto di sciopero – e l’imposizione di servizi minimi in numerosi settori.

La riforma del lavoro prevede inoltre una riduzione del calcolo delle indennità di licenziamento, la creazione di un Fondo di assistenza al lavoro, il pagamento dei salari in valuta estera o in natura, l’introduzione della banca delle ore, la frammentazione delle ferie, l’eliminazione dell’ultraattività dei contratti collettivi, modifiche al finanziamento sindacale e la creazione della figura del “rider indipendente” per il lavoro sulle piattaforme digitali.

Per la Cgt e le organizzazioni che manifestano, il progetto rappresenta uno schema di “austerità e precarizzazione” che intacca diritti storici dei lavoratori. Per il governo, invece, si tratta di una riforma necessaria per modernizzare il mercato del lavoro e promuovere l’occupazione, in linea con il programma di deregolamentazione economica.