CANBERRA – La Chiesa cattolica australiana sta prendendo in considerazione l’idea di cambiare il tradizionale plurisecolare sistema per la formazione dei sacerdoti, basato sui seminari, nel tentativo di arginare il fenomeno degli abusi sessuali contro i minori all’interno dell’istituzione religiosa.
Secondo molti esperti, infatti, le esperienze avute nei collegi seminariali sarebbero all’origine di molti dei peggiori casi di pedofilia che hanno caratterizzato la recente storia criminale australiana.
Secondo fonti molto vicine ai vertici cattolici del Paese, il sistema dei seminari potrebbe venire sostituito da un modello basato su di un percorso di apprendistato per gli aspiranti preti da condursi prevalentemente all’interno della comunità.
In un intervento pubblicato nell’agosto dello scorso anno dalla rivista cattolica Crux Now il presidente del sinodo dei vescovi australiani Mark Coleridge aveva parlato diffusamente proprio di questo tema: “Se vogliamo imparare dagli errori del passato, sarà per noi necessaria una revisione radicale del modo in cui reclutiamo e prepariamo i candidati per il sacerdozio”, aggiungendo che “molto è cambiato nei nostri seminari, ma bisogna chiedersi se quei luoghi oggi siano davvero il posto più adatto per formare i sacerdoti”.
Il numero dei seminari attivi in Australia è fortemente calato negli ultimi decenni, da 58 nel 1971 ad appena 15 nel 2019. Anche il numero dei seminaristi ospitati nelle strutture rimaste ancora aperte si è fortemente ridotto: solo 292 in tutta Australia.
In particolare, dal seminario Corpus Christi di Melbourne sono usciti almeno 75 religiosi accusati di pedofilia o condannati per reati sessuali su minori, tra cui il cardinale George Pell, e autori seriali di abusi come i sacerdoti sospesi a divinis Gerard Ridsdale e Paul David Ryan.