PECHINO - Archiviato il vertice Sco a Tianjin, dove si è proposta come leader di un nuovo ordine mondiale multipolare, la Cina ha mostrato al mondo la sua potenza militare con la grande parata a Pechino, in occasione dell’80esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale dopo la resa formale del Giappone.
Per l’occasione, il presidente Xi Jinping ha compiuto l’impresa di riunire per la prima volta in un unico luogo, a piazza Tienanmen, i vertici di quello che gli analisti hanno ribattezzato l’‘Asse del disordine’ o il ‘Quartetto del caos’, aggiornando l’ormai desueto ‘Asse del Male’ di bushiana memoria: Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, l’alleanza decisa a sfidare apertamente la supremazia statunitense.
Insieme a Xi, sul palco d’onore, si sono riuniti il presidente russo Vladimir Putin, il dittatore nord-coreano Kim Jong-un e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Per Kim, arrivato il giorno prima con la figlia Ju-ae alla stazione ferroviaria di Pechino con il suo treno super blindato, si è trattato del grande esordio in un evento multilaterale dopo rare visite all’estero, di cui ben quattro fatte in Cina tra il 2008 e il 2019.
“Il mondo si trova di fronte a una scelta tra la pace e la guerra”, ha detto Xi Jinping nel discorso di apertura della parata militare. “La Cina è per una forza di pace e di sviluppo. Nessun bullo potrà intimidirci”, ha aggiunto.
Il presidente cinese ha accolto Vladimir Putin e Kim Jong-un prima dell’inizio della parata. I tre hanno avuto un breve colloquio mentre si avvicinavano al luogo della cerimonia camminando sul tappeto rosso e avviandosi verso l’edificio della porta di ingresso alla ‘città proibita’.
La partecipazione del leader del Cremlino ha spinto gli ambasciatori europei a disertare l’evento, sullo sfondo della guerra ancora aperta in Ucraina.
La Russia, che Pechino considera un partner strategico, è oggetto di pesanti sanzioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, Putin si è recato in Cina l’ultima volta nel 2024, ma cerca di evitare il più possibile di uscire dal suo Paese.
La Corea del Nord, formalmente alleata della Cina, è soggetta a sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dal 2006 per lo sviluppo di armi nucleari e missili balistici. L’ultima visita di Kim nella Repubblica popolare risale al gennaio 2019. La Cina acquista circa il 90% delle esportazioni di petrolio sanzionato dell’Iran e continua a rifornirsi di terre rare, essenziali per la produzione di turbine eoliche, dispositivi medici e veicoli elettrici, dal Myanmar.
La parata è durata circa un’ora e mezza, a partire dalle 9 locali movimentando oltre 10.000 uomini, 100 aerei e centinaia di veicoli terrestri. L’obiettivo era di ostentare le accresciute capacità dell’Esercito: sia che si tratti di replicare alle forze navali Usa nel Pacifico sia che si tratti di muovere a difesa della sovranità nazionale o dell’unificazione di Taiwan. Vi è stato in particolare il debutto di missili ipersonici (Dongfeng-17), antimissile e strategici per dimostrare le forti capacità di deterrenza strategica, tra evoluzioni di droni. E poi ancora missili balistici intercontinentali Dongfeng-41, quelli altrettanto tecnologici da lancio sottomarino (Julang-3) e velivoli di allerta precoce KJ-600, al debutto ufficiale. In aria, invece, ‘bombardieri invisibili’ e jet da combattimento. La parata si è articolata in tre parti: una marcia sulla struttura riorganizzata dell’esercito, con truppe di Paesi vicini come Russia e Bielorussia; una sfilata di armi avanzate sviluppate internamente dalla Cina; un’esibizione aerea con modelli da combattimento e di supporto.
Tra gli altri spettatori di quella che è stata una delle più grandi parate militari cinesi degli ultimi anni figurano anche Min Aung Hlaing, capo della Giunta birmana che raramente si reca all’estero; il presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou Nguesso; il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko e l’indonesiano Prabowo Subianto. Presente anche il presidente dell’Assemblea nazionale sud-coreana Woo Won-shik, mentre le Nazioni Unite sono state rappresentate dal sottosegretario generale Li Junhua, ex ambasciatore cinese in Italia.
Gli unici leader occidentali alla corte di Xi sono stati il serbo Aleksandr Vucic, da sempre vicino a Mosca, e lo slovacco Robert Fico, primo ministro di uno Stato membro della Nato e dell’Ue e critico del sostegno occidentale all’Ucraina.
Il parterre dell’evento, secondo gli analisti politici, dimostra l’influenza della Cina di Xi sulle nazioni intenzionate a rimodellare l’ordine globale guidato dall’Occidente. Solo sette dei 26 Paesi i cui leader presenti a Tienanmen sono considerati liberi o parzialmente liberi da Freedom House, Ong per la difesa dei diritti umani con sede a Washington.