CANBERRA - La proposta ha innescato la reazione della Coalizione, che ha chiesto un’indagine approfondita sul ruolo e sull’assenza di controlli democratici su questa figura.

Melissa McIntosh, portavoce dell’opposizione per le Comunicazioni, ha sottolineato come Inman Grant, pur non essendo un’autorità eletta né sottoposta a controllo parlamentare, stia di fatto imponendo misure con profonde implicazioni per la libertà individuale e la privacy dei cittadini. “Proteggere i minori è fondamentale, ma non può giustificare l’introduzione di uno stato di sorveglianza digitale”, ha dichiarato McIntosh.

La questione solleva interrogativi più ampi sulla concentrazione di potere nelle mani di funzionari non eletti, capaci di influenzare la politica nazionale senza passare attraverso il processo democratico. Secondo l’opposizione, l’attuale governo ha ingannato gli elettori promettendo che piattaforme come YouTube sarebbero state escluse da queste restrizioni, salvo poi invertire la rotta.

Dal 10 dicembre, tutte le piattaforme definite come “social media con restrizioni d’età” saranno soggette a nuove regole, con multe fino a 49,5 milioni di dollari per quelle piattaforme che non si attengono alla verifica dell’età dell’utente. Intanto, il mondo della scuola esprime preoccupazione: YouTube è uno strumento didattico ampiamente utilizzato, e queste nuove regole rischiano di comprometterne l’accesso educativo.

Il dibattito riflette una tensione crescente tra sicurezza digitale e diritti civili, e mette in luce quanto l’influenza di burocrati non eletti possa incidere profondamente sul tessuto democratico del Paese.