È di recente emersa una proposta della Flinders University del South Australia che proporrebbe quelle che sono state chiamate delle micro-ristrutturazioni mirate, tra queste la chiusura della sezione di Italianistica che, cinquant’anni fa, aveva inaugurato il programma di laurea in Italianistica nello Stato del South Australia, proprio alla Flinders University.

La Società Dante Alighieri SA aveva infatti trattato con l’allora nuova università e aveva lanciato una raccolta fondi per offrire ai tanti figli e nipoti della numerosa comunità italiana uno sbocco universitario per l’italiano. Negli anni ’80, il ‘Flinders Languages Outreach Program’ aveva portato l’insegnamento della Lingua e della Cultura Italiana anche alla University of Adelaide.

Sembra incredibile che proprio nell’anno in cui si dovrebbe festeggiare il 50esimo anniversario, proprio nel 700esimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri e nell’anno che ha visto l’Italia vincere di tutto – il campionato europeo di calcio e di pallavolo, l’Eurovision Song Contest, medaglie d’oro e non solo ai giochi Olimpici e Paraolimpici –, si decida invece di terminare la disciplina.

La comunità italiana è esterrefatta e non intende perdere la battaglia che la vedrà schierata in difesa dell’insegnamento dell’italiano su due università. La proposta della Flinders, fanno sapere, è stata fatta circolare martedì scorso tra il personale e in visione per due settimane; entro il 25 ottobre si arriverà al documento che proporrà la soluzione finale. Per questo è necessario muoversi in fretta.

Sorge spontanea la domanda adesso, come si sia giunti a questo punto con una comunità italiana che, al censimento del 2016, conta l’11.3% dell’intera popolazione in South Australia? A tre anni di distanza da una ristrutturazione che ha interessato l’intera università e che ha visto, tra i vari cambiamenti, dimezzati i docenti di Italianistica ed eliminate sia la componente di ricerca dai contratti dei docenti e di conseguenza anche la possibilità per gli studenti di ottenere Master o dottorati di ricerca, verrà ora chiusa totalmente la disciplina, com’è possibile?

La motivazione ufficiale è dettata dal basso numero di iscritti e dall’insegnamento sui due campus, nonostante la stessa sorte non sia capitata a lingue meno ‘frequentate’, come l’indonesiano, il francese, lo spagnolo e il greco moderno, che hanno sicuramente una popolazione meno rappresentativa nello Stato. La comunità italiana viene vista ormai come assimilata e la conservazione della lingua non è più di interesse pubblico? Dal sito del Consolato d’Italia ad Adelaide si legge come tra lo Stato e l’Italia ci siano rapporti di grande cordialità e ottime relazioni, infatti sul piano economico i dati di interscambio sono positivi e l’Italia è al terzo posto tra i Paesi UE: insomma, l’Italia piace. E anche i suoi prodotti.

L’Italianness è di moda più che mai. Al momento ci sono oltre 180 aziende italiane in Australia e questo numero sembra destinato ad aumentare non appena l’emergenza COVID-19 si placherà. Si legge anche, e i tanti eventi ne sono una testimonianza, che i rapporti sono ottimi anche sul piano scientifico, culturale e linguistico: nell’ultimo decennio sono stati firmati protocolli bilaterali di cooperazione su vari fronti, dallo spazio all’istruzione. Infatti, il Ministero degli Affari Esteri e della Collaborazione Internazionale finanzia l’inserimento di assistenti di lingua italiana all’interno delle scuole, pubbliche e private del South Australia e si sta cercando da tempo di creare non solo programmi immersivi, ma proprio una vera scuola bilingue. Addirittura ad Adelaide sono ben tre le nuove scuole a proporre un programma International Baccalaureate che richiede un alto livello di italiano.

Il governo però ha puntato sul cinese e il francese, che ora hanno una scuola bilingue, e non sull’italiano, che invece non ha la scuola desiderata ma continua ad avere ottimi rapporti con lo Stato e l’Australia tutta. D’altronde, si legge sempre sul sito del Consolato, la lingua italiana “è tuttora uno dei due idiomi stranieri più studiati in Australia con un numero stimato di circa 320mila studenti”, ma in generale l’insegnamento delle lingue da qualche anno viene visto come ‘accessorio’ in una nazione che sta tornando al monolinguismo, almeno a livello concettuale.

In generale, sembra che le lingue vengano viste come uno ‘strumento di lavoro’, per ordinare un caffè in vacanza e non come singola espressione di una cultura che invece permette di vedere e apprezzare il mondo da un altro punto di vista, fornendo magari soluzioni alternative.

Andando a curiosare sul sito della Flinders University si fa fatica a trovare la sezione o dipartimento di Lingue e capire bene cosa venga insegnato. Le lingue sembrano quasi un vezzo di chi vuole magari arricchire il proprio curriculum per avere una marcia in più, mentre sul sito della University of Adelaide le informazioni sono presenti, le lingue straniere sembrano esistere anche all’interno di lauree ed esiste anche un’associazione studentesca dedicata all’italiano, l’Adelaide University Italian Society, presieduta da Mirco Di Giacomo, un brillante studente di Relazioni Internazionali, emigrato in Australia nel 2016 e appassionato sostenitore della sua lingua natìa. L’associazione universitaria conta numerosi soci non italiani, ma estimatori della cultura del Bel Paese, che partecipano con entusiasmo agli eventi proposti e ai ‘Caffè e Conversazione’, momenti in cui si pratica la lingua dialogando di cultura e tradizioni.

L’italiano sembra ormai esser stato preso proprio di mira dalle università che stanno ristrutturando le proprie offerte: nel 2000 le cattedre create con il sostegno finanziario della Fondazione Cassamarca e gestite dall’Australasian Centre for Italian Studies (ACIS) erano 11 per l’Italianistica e quest’anno sono solo sei. A nulla è servito il cambiamento delle tasse universitarie, che per le Lingue sono rimaste molto basse. L’ultima italianista alla Flinders University è la professoressa Luciana d’Arcangeli, che si avvale dell’aiuto di tutor per coprire l’intera laurea. Ci risulta che il suo contratto termini proprio a fine anno, anche se l’università pare abbia intenzione di continuare ad offrire i corsi di italiano fino a quando gli studenti attualmente iscritti non si siano laureati. Proprio sulle nostre pagine, abbiamo intervistato la Professoressa d’Arcangeli in occasione della recente presentazione del suo ultimo libro Atti d’accusa. Oltre ai suoi meriti accademici, la docente e ricercatrice è molto amata dai suoi studenti e vanta tantissimi riconoscimenti.

La comunità intanto si sta mobilitando, il Com.it.Es. SA è sceso in campo e ha lanciato una petizione online.

Il presidente del Com.It.Es, Chirstian Verdicchio, sottolinea che la lingua e la cultura italiane sono molto importanti per le generazioni passate, presenti e future: “La comunità italiana in South Australia è molto numerosa, per questo non capiamo la decisione e faremo di tutto per ostacoIarla”.

Infine, sui canali social #flindersuni e #saveitalian verrà data la comunicazione, l’intera comunità italiana d’Australia è invitata a scendere in campo per salvare l’insegnamento dell’italiano in un’università prestigiosa come la Flinders University.