La notizia della morte di Papa Francesco ha raggiunto anche la comunità italiana di Sydney portando profonda tristezza.

Nonostante il Pontefice non sia mai venuto in Australia, la sua presenza spirituale ha toccato le vite di molti anche qui, dove migliaia di fedeli d’origine italiana si riconoscono nella sua figura mite, accogliente e rivoluzionaria e nella sua semplicità.

Una figura, quella di primo Papa latinoamericano, gesuita, figlio di emigrati, che ha incarnato un pontificato fuori dagli schemi, capace di avvicinare la Chiesa al cuore della gente.

Dalla sua elezione nel 2013 fino agli ultimi giorni di vita, Papa Francesco ha saputo essere una guida che camminava assieme al popolo. “È stata una perdita enorme, non solo per i cattolici ma per tutto il mondo – ha commentato Vincenzo Macrì, presidente dell’Associazione SS. Crocifisso di Grotteria –. Papa Francesco ha fatto tante cose belle, ha pensato ai poveri, ha lottato con la gente. Era davvero un Papa del popolo”.

Il suo pontificato ha segnato un grande cambiamento nella percezione della Chiesa, come ha sottolineato anche padre Mirko Integlia, sacerdote della diocesi di Sydney, che lo ha descritto così: “Ci ha ricordato che la Chiesa non è il luogo dei perfetti, ma un ospedale dove si curano i malati. Ha aperto le porte anche a chi non si sente all’altezza, rendendo la fede più accessibile, più umana”.

Molti italiani in Australia si sono sentiti rappresentati da quest’uomo che portava nelle vene il sangue dell’emigrazione.

Nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires, da genitori piemontesi, conosceva bene il significato del distacco dalla propria terra e dell’appartenenza multipla. Questa sensibilità si è riflessa nel suo messaggio d’accoglienza verso i migranti, di attenzione ai poveri, di dialogo interreligioso.

“Abbiamo perso qualcuno di veramente speciale – ha detto Giovanna Cardamone, amministratrice delegata dell’Italian Social Welfare Organisation (ITSOWEL) a Wollongong –. Papa Francesco ci lascia l’esempio di una guida umile, capace di abbracciare tutti, senza distinzione. I leader mondiali dovrebbero imparare da lui: ha predicato l’accoglienza e la cura per gli emarginati, ciò che oggi più ci manca”.

Anche padre Daniele Sollazzo, della Fraternità Missionaria Verbum Dei, oggi parroco a Ryde-Gladesville e cappellano alla Macquarie University, ha ricordato l’impatto personale che il Pontefice ha avuto su di lui: “Mi ha insegnato ad avere il cuore aperto verso tutti, anche verso chi non segue gli standard della Chiesa. A volte ha rotto anche i miei schemi, ma mi ha donato una nuova libertà: quella dell’amore e della misericordia di Dio”.

Per molti, Papa Francesco è stato non solo un leader spirituale, ma un esempio di coerenza tra parole e gesti. Lo ricorda con emozione padre Adriano Pittarello, che lo ha incontrato di persona nel 2012, quando era ancora cardinale: “Usava i mezzi pubblici per incontrare la gente. Ascoltava più di quanto parlasse. E quando fu eletto, chiese alla folla silenzio per pregare per lui. Un momento di fede e umiltà che non dimenticherò mai”.

Anche Felice Montrone, presidente del Father Atanasio Gonelli Charitable Fund, ha condiviso il dolore e il senso di smarrimento della comunità: “La sua presenza e la sua guida hanno portato gioia e amore alla comunità cattolica nel mondo. Abbiamo celebrato una Messa in suo ricordo la settimana scorsa a St Fiacre, e la sua immagine è rimasta esposta in chiesa fino al giorno del funerale”.

Il valore della sua eredità è stato ribadito anche da Vincenzo Squadrito dell’Associazione San Giuseppe di Spadafora: “È stata una sorpresa apprendere della sua morte. Dal punto di vista della guida, sentiremo profondamente la sua mancanza. Papa Francesco è stato un punto di riferimento anche per noi presidenti di associazioni religiose qui in Australia”.

Alle voci della comunità si è unita anche quella istituzionale di Catholic Mission Australia, con il direttore nazionale Fr. Brian Lucas che ha dichiarato: “ Piangiamo la perdita di un pastore la cui vita e i cui insegnamenti ci hanno ricordato il dovere di raggiungere le periferie, accogliere gli emarginati ed essere portatori di speranza in un mondo spesso oscurato dalla disperazione. Onoreremo la sua memoria continuando la missione che ha ispirato in noi: far brillare la speranza del Vangelo in ogni angolo della terra”.

Profonda anche la riflessione di Concetta Cirigliano Perna, che ha affidato al cuore della comunità un messaggio:
“Il mio dispiacere per la morte di Papa Francesco è immenso. La sua affermazione – “Ogni guerra è una sconfitta! Sempre!” – lo rende l’unico leader mondiale ad aver preso una posizione netta di fronte alle oltre cinquanta guerre che infuocano il mondo. Queste parole gli hanno procurato reazioni infamanti anche da chi si professa cristiano, senza sapere cosa significhi esserlo davvero. La morte lo ha liberato dalla sofferenza fisica, ma anche da quella più profonda: quella di vedere inascoltata la sua parola di pace. Che Dio gli conceda il riposo dei giusti”.

E proprio da Sydney, ancora Macrì, presidente dell’Associazione SS. Crocifisso, ha voluto condividere una preghiera:
“Uniti come comitato e come comunità, preghiamo il Santissimo Crocifisso affinché doni a Papa Francesco riposo e pace eterna. Che lo accompagni nella Casa del Padre, dove potrà finalmente riposare tra le braccia dell’amore. Pace e bene”.

Anche senza averlo mai incontrato di persona, si sentiva che parlasse a tutti. Quando diceva che “la misericordia è il vero volto dell’amore”, sembrava che capisse anche i nostri dubbi, le nostre domande. Per questo, anche da lontano, ci mancherà, lasciando un vuoto difficile da colmare, ma anche un messaggio forte: quello di una Chiesa che non teme di sporcarsi le mani nel mondo reale, che abbraccia la fragilità e si approccia al futuro con speranza. E proprio da qui, dall’altra parte del mondo, la sua voce continua a risuonare come una carezza paterna, anche se a distanza, come un segno che, forse, non serve essere vicini per sentirsi compresi.