BUENOS AIRES – “Non è ammissibile un intervento della Corte Costituzionale che limiti l’acquisizione della cittadinanza per discendenza”, dice il comunicato stampa della Corte Costituzionale italiana. 

Dopo mesi di attesa e incertezza per centinaia di italo-argentini, arriva finalmente una risposta chiara sul tema della trasmissione della cittadinanza italiana per discendenza (ius sanguinis), messa in discussiuone dall’approvazione del decreto legge del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, poi convertito in legge ordinaria (N. 74 del 2025). 

La Corte ha respinto i dubbi sollevati da alcuni tribunali italiani sulla cittadinanza per discendenza, confermando il valore del vincolo di sangue e il principio di uguaglianza tra italiani nati in patria e all’estero.

Il dubbio sollevato dai tribunali, anteriormente al decreto Tajani, riguardava una possibile incostituzionalità della possibilità, garantita dalla legge 91/1992 (allora in vigore), di ricostruire la cittadinanza senza limiti generazionali, dal 1861 in poi, anno di nascita dello Stato italiano. 

La questione portata davanti alla Corte Costituzionale era anomala, perché il quesito posto andava in una direzione restrittiva rispetto alla legge, considerata troppo aperta nei requisiti. Questo spiega anche la fretta con cui sono stati approvati i cambiamenti a inizio anno: probabilmente il governo temeva che un parere della Consulta a favore della costituzionalità della legge avrebbe reso più complicata l’approvazione della nuova normativa in Parlamento. 

La sentenza di ieri ha confermanto la piena costituzionalità dell’articolo 1 della legge 91 del 1992, che stabilisce la cittadinanza iure sanguinis, senza imporre alcun limite temporale o generazionale, né riguardo al luogo di nascita dell’avo, purché cittadino italiano. 

Sono quattro i tribunali italiani – Bologna, Roma, Milano e Firenze – che avevano sollevato dubbi di costituzionalità sull’articolo in questione, mettendo in discussione la possibilità di riconoscere la cittadinanza ai discendenti di italiani residenti all’estero, senza restrizioni. 

La decisione si applica solo a cause anteriori alla Legge Tajani, ma riafferma in modo generale la legittimità dello ius sanguinis, così come finora è stato applicato.  

Resta ovviamente valida la possibilità del Parlamento di modificare, come ha fatto, la norma in questione (tanto più che la legge del 1992 non è costituzionale, quindi si approva come legge ordinaria).

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili e infondate le questioni sollevate, sottolineando come il legislatore abbia un “margine di discrezionalità particolarmente ampio” nel definire i requisiti per l’acquisizione della cittadinanza, ma non si è pronunciata in merito alla legge numero 74 del 2025, poichè “ tale disciplina non trova applicazione ai giudizi dai quali si sono originate le questioni di legittimità costituzionale sottoposte al suo esame”. Esistono già ricorsi sulla Legge Tajani, che saranno esaminati con un procedimento specifico. 

La rilevanza di questa sentenza è la conferma della costituzionalità del diritto di trasmettere la cittadinanza italiana ai propri figli, un fatto fondamentale per la vasta comunità italo-argentina e per tutti i discendenti di italiani sparsi nel mondo.