L’AJA - In un comunicato ufficiale, la Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto chiarimento sull’arresto (e il rilascio) di Osama Almasri Njeem. Localizzato a Torino, è stato fermato dalle autorità italiane nelle prime ore di domenica 19 gennaio.

“Il sospettato è stato trattenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure nazionali richieste relative al suo arresto e alla sua consegna alla Corte. Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto del sospettato”, si legge in una dichiarazione ufficiale. 

Il comunicato prosegue aggiungendo: “Allo stesso tempo, la Corte ha continuato a perseguire il suo impegno con le autorità italiane per garantire l’effettiva esecuzione di tutti i passaggi richiesti dallo Statuto di Roma per l’attuazione della richiesta della Corte. In questo contesto, la Cancelleria ha anche ricordato alle autorità italiane che nel caso in cui individuassero problemi che potrebbero impedire l’esecuzione della presente richiesta di cooperazione, dovrebbero consultare la Corte senza indugio al fine di risolvere la questione. Il 21 gennaio 2025, senza preavviso o consultazione con la Corte, il signor Osama Almasri Njeem sarebbe stato rilasciato dalla custodia e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica dalle autorità sui passi presumibilmente intrapresi. La Corte ricorda il dovere di tutti gli Stati Parti di cooperare pienamente con la Corte nelle sue indagini e nei suoi procedimenti penali in materia di reati”. 

La Cpi ha aggiunto che il 18 gennaio 2025, la prima Camera preliminare della Corte penale internazionale, a maggioranza, ha emesso un mandato di arresto per il signor Osama Almasri Njeem (noto anche come Njeem Osama Elmasry Habish) sulla situazione in Libia.

“Il signor Osama Almasri Njeem, presumibilmente a capo delle strutture carcerarie di Tripoli, dove migliaia di persone sono state detenute per periodi prolungati, è sospettato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia da febbraio 2015 in poi”, si legge. 

Nello specifico, la Camera ha ritenuto che i crimini indicati nel mandato “sono stati commessi personalmente dal signor Almasri Njeem, su suo ordine o con la sua assistenza da membri delle Forze di deterrenza speciali, note anche colloquialmente come RADA”.

I crimini avrebbero avuto luogo nella prigione di Mitiga, contro persone incarcerate per motivi religiosi (come essere cristiani o atei); per le loro presunte violazioni dell’ideologia religiosa delle SDF/RADA (ad esempio, sospettate di “comportamento immorale” e omosessualità); per il loro presunto sostegno o affiliazione ad altri gruppi armati; a scopo di coercizione; o una combinazione di questi.