ALICANTE (Spagna) -  L’area Schengen dell’Unione Europa si allargherà anche alla Croazia dopo il via libera della scorsa settimana da parte del Consiglio Ue, che ha invece bloccato gli ingressi di Romania e Bulgaria per il veto posto da Austria e Olanda. Una scelta, quella di Vienna e Amsterdam che è stata fortemente criticata dal ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, che l’ha definita “incomprensibile e ingiustificata”, ma che mostra ancora una volta le forti divisioni all’interno dell’Unione.

Divisioni che restano però particolarmente forti anche tra Italia e Francia sulla questione dei migranti.  
Nonostante le rassicurazioni di Roma sul fatto che dopo le polemiche sul caso Ocean Viking tutto fosse stato sistemato, nessun incontro riparatore tra il presidente francese e la premier italiana Giorgia Meloni ha avuto luogo né al G20, che si è tenuto a Bali a fine novembre, né al vertice Ue-Balcani Occidentali a Tirana della scorsa settimana e nemmeno all’incontro tra i Paesi Mediterranei che si è svolto ad Alicante, in Spagna, venerdì.

E a rendere palese quanto i rapporti tra i due Paesi siano ancora molto tesi, sono state giovedì scorso anche le nette prese di posizione di Parigi sempre sulla questione dei migranti, per la quale “i nodi con l’Italia non sono ancora sciolti” hanno precisato dall’Eliseo. In particolare, mentre a Bruxelles era in corso il Consiglio affari interni dell’Ue, che si stava occupando anche della delicata riforma del trattato di Dublino, Parigi ha voluto sottolineare di non aver “visto ancora modifiche nella posizione delle autorità italiane sull’applicazione del diritto dello Stato di bandiera”, per il quale Roma insiste nel chiedere un’assunzione di responsabilità alle nazioni sotto la cui bandiera operano nel Mediterraneo le navi delle Ong.  

Il governo francese ha anche fatto intendere di essere in attesa di “proposte” per un viaggio a Parigi della premier Giorgia Meloni, in modo da sciogliere questi nodi, ma da Palazzo Chigi hanno replicato che dalla segreteria di Emmanuel Macron non è arrivato alcun “invito ufficiale” per un incontro con il presidente del Consiglio e sottolineato che inviti di questo genere non si fanno “a mezzo stampa”. L’Italia nel frattempo ha però anche fatto un gesto distensivo, aprendo sabato i propri porti a tre navi Ong che trasportavano migranti raccolti in mare e la cosa non è passata affatto inosservata in Europa.

Giovedì, intanto, è in programma un nuovo vertice europeo che dovrà affrontare anche i dossier più scottanti. A partire proprio  dalla questione dei migranti, sulla quale il  Consiglio affari interni di qualche giorno ha stabilito un indirizzo politico da tenere sul delicato bilanciamento tra solidarietà e responsabilità, ma non ha risolto il problema sulle regole per le registrazioni dei migranti nei Paesi di primo sbarco, che per i Paesi del Nord è intoccabile.  

Puntualizzazione che però mette in forte difficoltà i Paesi mediterranei, i quali, da Alicante venerdì, hanno chiesto invece una maggiore solidarietà e messo ancora una volta sul tavolo anche la necessità di una “rapida attuazione di un limite di prezzo del gas” per garantire “la prevenzione dei prezzi eccessivi dell’energia e anche la competitività industriale e la sicurezza dell’approvvigionamento”.

Questione delicata alla quale però si oppongono Germania e soprattutto Olanda. Ma da Berlino nelle scorse ore è anche arrivata un’altra notizia che mette in forte difficoltà il governo italiano. La Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ha infatti respinto i ricorsi contro la ratifica del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, che potrà essere quindi firmato dall’esecutivo di Berlino. La Germania era l’ultima a dover ratificare la riforma a parte l’Italia, che rimarrà quindi presto l’unica a non aver dato ancora il proprio via libera. Le pressioni di Bruxelles su Roma si faranno quindi forti e questo sarà un problema per la premier Giorgia Meloni, che aveva definito il Mes “una nuova euro-follia”, una “super Troika”, “un tradimento del popolo italiano” e che ora potrebbe trovarsi costretta a doverlo ratificare.