BUENOS AIRES – Un progetto di legge che nasce dalla società civile per promuovere in Argentina la cultura della legalità. Si ispira a una legge italiana, la 109 del 1996, per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alla mafia.

Grazie a questa legge, in Italia, il patrimonio della mafia, per esempio terre o immobili, viene dato in gestione a cooperative di giovani e imprese sociali, per sviluppare attività come agricoltura biologica, formazione professionale per persone in svantaggio sociale, riabilitazione per tossicodipendenti.

“In Argentina, in questo campo, ci troviamo di fronte a un vuoto legislativo e amministrativo” spiega l’avvocata Malena Errico, funzionaria della Camera Federal de Casación e presidente del Circolo Giuridico Argentino, ong legata alla comunità italiana.

Oggi intorno al tema si è creato molto interesse, a causa dell’esplosione del narcotraffico a Rosario, collegato ai cartelli messicani ed ecuadoriani. “Ma noi ci lavoriamo già dal 2008, unendo giudici, pubblici ministeri, associazioni, politici di diversi schieramenti” continua Errico.

Tanto da attirare l’attenzione di Libera, ong italiana che lotta contro le mafie e che a suo tempo diede impulso alla campagna che, in Italia, portò all’approvazione della legge 109.

“Dal 2021 lavoriamo con Emiliano Cottini, responsabile di Libera per l’America Latina, e Lucas Manjón, coordinatore dello sviluppo del progetto, mentre io mi occupo del coordinamento giuridico – dice Errico –. E poi associazioni come Acij, Asociación civil para la igualdad y la justicia, impegnata in prima linea contro la corruzione, e la Fundación Multipolar, che porta avanti interventi sociali nel territorio”.

Il progetto di legge è stato presentato in Parlamento, attraverso la Camera dei deputati, nel 2022.

“In quell’occasione abbiamo ottenuto la firma di deputati di tutti i partiti per la presentazione” commenta Errico. Un ampio consenso trasversale che va dalla destra del Pro alla sinistra marxista del Frente de Izquierda.

Inoltre, il progetto è sostenuto dalle principali comunità religiose presenti in Argentina: cattolica (attraverso la Caritas), ebraica (con la Daia) e islamica (con il Centro Musulmano).

“Ma attenzione – sottolinea la giurista –. Non vogliamo che nessun partito si appropri della nostra iniziativa. Questa è una legge che nasce dalla società civile, dal territorio. E lì deve restare”.

La fine della legislatura non ha consentito di dibatterla e votarla, ma verrà ripresentata davanti all’attuale Parlamento.

Una delegazione guidata da Malena Errico è stata in Italia alcuni mesi fa per conoscere da vicino gli effetti della legge 109.

“Siamo rimasti impressionati – racconta –. Abbiamo scoperto una realtà di cooperative ad alto valore sociale, che lavorano per l’inclusione, il recupero sociale, l’ambiente. E riescono a stare sul mercato, in libera concorrenza con le grandi aziende convenzionali”.

Per esempio, dalle terre che appartenevano ai mafiosi e che ora sono lavorate da giovani, soprattutto del Sud, nasce frumento biologico con cui si produce una pasta venduta, con il marchio Libera, nei supermercati di tutta Italia.

Alcuni prodotti realizzati in Italia dalle cooperative.

“Abbiamo toccato con mano la creatività e la professionalità di queste cooperative” dice Errico. “Creano lavoro genuino e di qualità, con stipendi veri, che rendono le persone indipendenti dall’assistenzialismo dello Stato”. Che investe, sostiene, accompagna, ma poi si ritira, permette che i cammini diventino indipendenti. Rendendo le risorse pubbliche disponibili per altri invertenti.

La trasparenza è garantita, nella legge 109, dal sistema delle assegnazioni 

I beni confiscati entrano a far parte di una dotazione amministrata da un’agenzia dello Stato. Le imprese sociali e cooperative possono presentare partecipare al bando con un progetto, che sarà valutato, riceverà un punteggio e, se ritenuto idoneo, riceverà l’assegnazione in comodato gratuito.

“È una legge politicamente corretta, ma in senso sostanziale, non di facciata – dichiara Malena –. Innesca un circolo virtuoso economico: crea lavoro, non solo per le cooperative beneficiarie, ma anche per tutto l’indotto, mette sul mercato prodotti di qualità, biologici, o comunque ottenuti nel rispetto dell’ambiente e dei diritti del lavoratore, fa sì che terre e immobili non restino improduttivi e deperiscano".

Mostra che la legalità è vantaggiosa per tutti. E soprattutto toglie risorse economiche alle mafie, il modo più efficace per colpirle.

Come diceva sempre Giovanni Falcone, il magistrato italiano ucciso in un attentato mafioso nel 1992, bisogna “seguire i soldi” per capire come si muove la criminalità organizzata. E sconfiggerla.