BRISBANE - La misura segna un traguardo importante per i genitori Bruce e Denise, che dal 2003 hanno preso un solenne impegno per rafforzare la protezione dei minori.

La “Daniel’s Law” permetterà ai cittadini di verificare se un molestatore vive nel proprio quartiere o se una persona che trascorre tempo con i bambini ha precedenti giudiziari per abusi. Sarà possibile consultare immagini e informazioni, ma l’uso improprio dei dati sarà severamente punito: chi incita alla violenza o chi voglia farsi giustizia da sé rischia fino a dieci anni di carcere, mentre la diffusione non autorizzata delle informazioni comporterà una pena detentiva massima di tre anni.

Daniel fu rapito nella Sunshine Coast mentre aspettava l’autobus, quel giorno indossava una maglietta rossa che divenne simbolo della sua storia. Il suo assassino, Brett Peter Cowan, aveva già condanne per abusi su minori. “Questa legge non ci restituirà nostro figlio, ma potrà prevenire futuri orrori”, ha detto Bruce Morcombe.

Il Queensland si affianca così al Western Australia, già dotato di un registro simile, mentre Tasmania e South Australia introdurranno questa misura nel 2025. La famiglia Morcombe spinge ora per un’estensione a livello nazionale: “Il governo federale deve prenderlo in considerazione: è una misura equilibrata e sensata che aiuterà a proteggere i minori”.

Il ministro statale della Polizia Dan Purdie ha ribadito che l’obiettivo non è incoraggiare il vigilantismo, ma fornire ai genitori un mezzo di prevenzione. La legge vuole infatti trasformare un dolore privato in un presidio di sicurezza pubblica. La “Daniel’s Law” diventa così non solo memoria di una tragedia, ma anche un monito e un baluardo a tutela delle future generazioni.