COPENAGHEN – La National Appeals Board danese ha annullato in soli 30 minuti la decisione con cui, ad agosto, i servizi sociali avevano tolto la figlia neonata a Nikoline Bronlund, 18 anni, giudicandola inadatta sulla base di un “test di competenza genitoriale”. La giovane, che ha chiamato la bambina Aviaja-Luuna, ha commentato su Instagram: “Il mio cuore è di nuovo intero”.

Quel test, vietato dal Parlamento danese dal maggio 2024 per le famiglie di origine groenlandese perché ritenuto discriminatorio, si basa su criteri tipicamente danesi – come la capacità di pianificare la giornata – poco compatibili con le tradizioni Inuit. Nikoline, vittima di abusi da parte del padre adottivo, era stata considerata a rischio non per i suoi comportamenti ma per il suo passato. 

Il caso ha riacceso il dibattito sulle discriminazioni: uno studio citato dal New York Times indica che i bambini groenlandesi nati in Danimarca hanno cinque volte più probabilità di essere allontanati dalle famiglie rispetto alla media nazionale.

Quasi contemporaneamente alla decisione dell’organismo d’appello la prima ministra danese Mette Frederiksen ha annunciato che presenterà scuse formali per le ingiustizie storiche inflitte ai groenlandesi, tra cui la contraccezione forzata. 

“Non possiamo cambiare ciò che è accaduto. Ma possiamo assumerci le nostre responsabilità. Per questo, a nome della Danimarca, chiedo scusa”, ha dichiarato Frederiksen in una nota diffusa a un mese dalla cerimonia a Nuuk in cui le scuse saranno pronunciate ufficialmente.

La decisione segue un rapporto indipendente che ha documentato come, tra il 1960 e il 1991, medici danesi abbiano applicato dispositivi intrauterini a migliaia di donne e ragazze groenlandesi, spesso senza consenso né adeguato monitoraggio medico, lasciando segni fisici e psicologici duraturi. All’epoca le autorità temevano che una rapida crescita demografica nella popolazione inuit avrebbe messo in crisi i servizi sociali.

Oggi, 143 donne hanno citato in giudizio lo Stato danese per quella campagna. Durante la sua visita a Nuuk il mese prossimo, Frederiksen incontrerà anche il primo ministro groenlandese Jens Frederik Nielsen per discutere la creazione di un fondo di riconciliazione.

Secondo Frederiksen, il fondo dovrebbe fornire compensazioni economiche alle donne coinvolte nella campagna di controllo delle nascite, oltre che ad altri groenlandesi vittime di negligenza e discriminazioni sistematiche da parte dello Stato danese.

La Groenlandia è un territorio autonomo danese: gestisce autonomamente la maggior parte degli affari interni, mentre Copenaghen mantiene il controllo su politica estera, difesa e politica monetaria.

Aaja Chemnitz, deputata del partito Inuit Ataqatigiit che rappresenta la Groenlandia, ha accolto positivamente il gesto della Premier, pur giudicandolo insufficiente. 

“Stiamo discutendo di singole questioni, come questa della campagna di controllo delle nascite. Ma serve anche un confronto più generale”, ha dichiarato.