L’amore per l’equilibrio, la perfezione delle pose sinuose, il suono delle punte sul parquet, la grazia di un pas de chat. La danza è un’arte che vive di leggerezza e precisione, ma dietro ogni movimento si cela un’incessante dedizione, un esercizio costante che diventa stile di vita. Per Arianna Marchiori, ballerina professionista, tutto questo è quotidianità fin da bambina: prove su prove, palcoscenici diversi, viaggi che l’hanno portata lontano da casa ma sempre più vicina al suo sogno.
Nata a Padova, Arianna si trasferisce presto a Vicenza, dove, all’età di dieci anni, decide di fare il grande salto nella danza. Suo padre, dopo lunghe ricerche, trova la scuola giusta per affinare le sue abilità tecniche: è lì che inizia il suo percorso, tra audizioni e concorsi, spettacoli e stage in tutta Europa. Poi, a sedici anni, arriva l’opportunità che cambia tutto: una borsa di studio per la prestigiosa Boston Ballet. Davanti a lei, un bivio difficile: lasciare famiglia, amici e la sicurezza di una vita conosciuta per affrontare un futuro incerto ma carico di promesse.
Arianna accetta la sfida: “Ho fatto un anno a Boston; poi mi sono trasferita a San Francisco, dove mi sono diplomata alla scuola di danza del San Francisco Ballet”, esordisce Marchiori. Da lì, la sua carriera prende il volo: Germania, Londra con l’English National Ballet e il New English Ballet Theatre, Dublino con il Ballet Ireland e poi l’Estonia, dove viene promossa solista. Dopo anni di tournée, approda infine a Melbourne, portando con sé un bagaglio artistico ricco di esperienze e contaminazioni.
Ed è proprio a Melbourne che Arianna scopre una libertà artistica inedita rispetto al rigore europeo: “Quando si lavora a teatro, si collabora con tanti coreografi da tutto il mondo. Questo scambio di idee ti aiuta a crescere non solo come ballerina, ma anche come artista e persona – continua Marchiori –. Ogni esperienza ti arricchisce”.
Forte di questa consapevolezza, decide di dare vita a un suo dance collective, chiamato M. Collective, un progetto artistico in cui produzione e interpretazione si fondono.
“Volevo creare spettacoli con coreografi diversi, dare spazio alla sperimentazione e alla creatività. Nonostante fossi nuova a Melbourne, ho trovato un entusiasmo incredibile attorno a me”, afferma Marchiori. Il successo non tarda ad arrivare: i suoi spettacoli registrano il tutto esaurito, segno che la sua visione artistica ha trovato terreno fertile.
Guardando indietro, Arianna riflette sulle differenze tra il mondo della danza in Italia e all’estero: “L’Italia ha un potenziale enorme, con teatri favolosi, ma mancano le strutture per sostenere gli artisti indipendenti. Qui in Australia c’è più volontà e spirito d’iniziativa, le opportunità per chi vuole creare qualcosa di nuovo sono maggiori. Forse è anche per questo che purtroppo tanti ballerini italiani di talento scelgono di partire”.
Il trasferimento all’estero, però, non è stato semplice.
“All’inizio è stato difficile: non parlavo inglese e integrarmi non è stata una cosa immediata. Era la prima volta che vivevo da sola in un Paese straniero, ma anche nelle difficoltà ho trovato tanto: ho imparato la lingua, sono diventata indipendente – afferma con entusiasmo Marchiori –. La mia famiglia, seppur a distanza, è sempre stata molto presente. La passione mi ha aiutata ad andare avanti”.
Con il tempo, le sfide si sono trasformate in crescita, ma la nostalgia, tipica di chi si sente sempre con il cuore diviso a metà fra due Paesi, resta: “Con gli anni, la distanza dalla mia famiglia si fa sentire sempre di più. Ora vivo qui con il mio compagno, che ho conosciuto in Estonia, ma l’Italia è sempre nel mio cuore”, aggiunge la ballerina.
Per Arianna, la danza è sempre stata più di un’arte: è un linguaggio senza confini. “Da bambina era un modo per divertirmi e sfogarmi, ma crescendo ho capito quanto sia gratificante lavorare per raggiungere un obiettivo, affinare uno stile, superare i propri limiti. E poi c’è l’adrenalina del palco, quell’energia unica che si crea tra ballerini e pubblico”, conclude Marchiori.
Ma ciò che più l’affascina è la capacità della danza di unire le persone. Non importa la cultura, la lingua, il Paese di provenienza: in sala prove tutti sono lì per comunicare attraverso il corpo. Ecco allora che la danza diviene un ponte tra le differenze, un’arte che parla a tutti.
Oggi, con il suo dance collective proiettato già verso la sua terza stagione con diversi spettacoli alla Temperance Hall a South Melbourne, Arianna continua a esplorare il movimento in tutte le sue forme, sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare con il linguaggio universale della danza. La sua è una storia di passione, sacrificio e determinazione, una testimonianza di come il talento, se nutrito con dedizione e coraggio, possa davvero portare lontano.