CANBERRA - L’impegno di mettere al bando la pratica era stato preso dal primo ministro Anthony Albanese quando lo scorso febbraio gli estremi dei membri di un gruppo WhatsApp privato, che comprende centinaia di ebrei australiani, erano stati resi pubblici sul web.

Il procuratore generale Mark Dreyfus svelerà i dettagli del nuovo reato che rientra nel contesto di un’ampia riforma in grado, a sua detta, di traghettare la legge sulla privacy nell’era digitale.

“Gli australiani hanno il diritto al rispetto della loro privacy e quando viene loro chiesto di fornire i propri dati personali hanno il diritto di aspettarsi che vengano tutelati”.

“Si tratta di una legge approvata nel 1988. Per molti versi non è adatta all’era digitale”.

Il disegno di legge imporrà una pena detentiva massima di sei anni per chi pubblica dati personali come nomi, indirizzi e numeri di telefono, con l’intento di causare un danno.

La pena verrà portata a sette anni nel caso in cui una persona, o un gruppo, venga presa di mira sulla base della razza, religione, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, condizione intersessuale, disabilità, nazionalità o origine etnica.

Con la creazione di un nuovo illecito legale, agli australiani verrà inoltre riconosciuto il diritto di agire in giudizio per danni, qualora siano stati vittime di una grave violazione della privacy.

Dreyfus ha reso noto che verranno introdotte tutele aggiuntive per i minori.

“Molto spesso i minori non sono in grado di capire quando la loro privacy viene violata, quando vengono manipolati ed è per questo che stiamo cercando di sviluppare un codice sulla privacy online per i minori che possa imporre ai titolari dei social media di adottare requisiti sulle loro piattaforme”.

Le riforme rappresentano la prima tranche della promessa modernizzazione della legge sulla privacy, è improbabile che le successive fasi vengano introdotte prima delle elezioni federali, previste per maggio.