DAMASCO - La diplomazia della nuova Siria nata dalle ceneri del regime di Bashar al Assad parte dalla Turchia.

Il ministro degli Esteri del nuovo governo di Damasco, Asaad al-Shaibani, è atteso dall’omologo turco Hakan Fidan. Un gesto con cui viene ricambiata la visita dello stesso Fidan a Damasco, primo ministro degli Esteri a recarsi nella capitale siriana nel post Assad.  

Uno scambio di cortesie in ossequio al recente passato, ma soprattutto con lo sguardo rivolto al futuro della Siria stessa, la cui stabilità è un obiettivo condiviso sia dal nuovo governo di Damasco che dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Come sottolineato dallo stesso al-Shaibani la scelta di iniziare dalla Turchia è quasi obbligata; Ankara “è sempre stata al fianco del popolo siriano in questi 14 anni”. 

Erdogan non solo ha rotto le relazioni con Assad nel 2011, ma ha anche imposto che il regime non bombardasse la regione di Idlib, dove Hayat Tahrir al Sham ha avuto il tempo di riorganizzarsi e partire per la riconquista del Paese. 

Il legame tra la Turchia e la Siria passa inevitabilmente anche dalla questione profughi. La Turchia non solo ha accolto il maggior numero di siriani in fuga, ma a differenza di Paesi come Libano e Giordania, ha permesso che questi ultimi potessero lavorare e avviare attività economiche. Proprio dalla Turchia risulta che siano rientrati in Siria più di 52 mila profughi in un mese.  

Il nuovo governo siriano auspica il ritorno di 14 milioni di persone nei prossimi anni, così come Erdogan, che spinge affinché il maggior numero di siriani possibile lasci la Turchia, dove negli ultimi anni il tema è rimasto al centro del dibattito politico. Dal rientro dei profughi dipende il futuro della nuova Siria. Il governo siriano ha parlato di una “ampia collaborazione” con Ankara. Sul tavolo ci sono energia, cooperazione militare ed economia.  

Per quanto riguarda l’energia, il governo turco ha già annunciato di essere pronto a triplicare le forniture di elettricità verso la Siria.

La cooperazione militare è un tema su cui Ankara ha offerto subito la propria disponibilità, dichiarazioni cui è seguito il via libera di Damasco e su cui presto potrebbero esserci sviluppi. Erdogan inoltre vuole eliminare dal nord-est i curdi separatisti di Ypg e per questo ha interesse a una stretta collaborazione con i militari del nuovo corso siriano.  

La Commissione Europea ha già stanziato un fondo di un miliardo di euro che la Turchia dovrà gestire per progetti di sviluppo di servizi essenziali e riparazione delle infrastrutture.

Nelle ultime settimane l’opera diplomatica di Fidan ed Erdogan è stata portata avanti con l’obiettivo di abolire le sanzioni che pesano su Damasco. Da Ankara però la Siria si aspetta investimenti e sostegno per mantenere in vita le attività economiche (15 mila solo le aziende) che i siriani hanno avviato in Turchia.