Spinto dal desiderio di mantenere un legame profondo tra le sue radici venete e la sua nuova vita in Australia, Galliano Callegari ha costruito un qualcosa che non rappresenta solo un omaggio al suo retaggio, ma è anche un tentativo di elaborare quel senso di lutto che affligge chi abbandona la propria terra, sapendo di non poter più tornare indietro.

Galliano ha costruito la sua villa in stile gotico veneziano, ispirato dalle famose ville venete dei ricchi commercianti del passato che compravano terreni in campagna.
Nato nel 1944 a Musano (Treviso), Galliano è un artista che ha saputo trasformare materiali riciclati in straordinarie opere d’arte.

La sua creatività non conosce limiti: mosaici, quadri, disegni e fotografie sono solo alcune delle forme d’arte in cui si è cimentato. Una volta arrivato in Australia ha lavorato come cementista e, per oltre trent’anni, Callegari ha raccolto materiali da diverse fonti, utilizzandoli per costruire e decorare la sua casa in Australia.

Le pietre per la sua casa provengono dai Botanic Gardens, dalla Sydney Railways Station, dal Petersham TAFE (una delle prime prigioni d’Australia) e dal Sydney Hospital. “Costava di più disfarsi dei rifiuti, così ho preso il materiale per riciclarlo”, racconta Galliano. Insieme a qualche manovale, ha raccolto pietre e materiali dai siti sopracitati e 
ogni dettaglio della sua abitazione e dei suoi mosaici racconta una storia.
Il mosaico esterno, che raffigura i segni zodiacali, è un capolavoro di precisione e simbolismo.

Mentre ci mostra casa sua, non possiamo fare a meno di notare che ogni mosaico creato da Galliano è intriso di significato e simbologia, tanto che farebbe sorridere di soddisfazione Umberto Eco. Ogni dettaglio è una metafora della condizione umana, un racconto visivo che rivela una profonda riflessione sulla vita, la fede e la società.

All’ingresso, sotto il portico, c’è il mosaico che rappresenta la vita del suo piccolo paese natale, Musano. La casa, il campo, la chiesa e l’osteria: Galliano vuole dimostrare che si deve uscire da questo quadro; il verde dice “Esci!”, il rosso “Vai oltre, spingiti sempre oltre i confini di quello che conosci”.

Un altro mosaico raffigura un uomo che si arrampica circondato da sbarre di una prigione. Galliano spiega: “L’uomo nasce innocente, poi comincia ad avere dubbi, paure, gelosia, egoismo. Poco alla volta comincia a odiare, ad avere un senso di superiorità e di diritto e poco alla volta attorno a sé costruisce una gabbia. Si arrampica e vuol dire che lui si può liberare, si può rompere questa gabbia e questo è un incitamento alla sua liberazione”.

Un altro pannello del mosaico rappresenta la creazione e la distruzione dell’universo, con le mani di Dio che formano l’atomo e la galassia. “Ho preso le mani di mia figlia, le ho fotografate e poi le ho copiate”, spiega Galliano. L’occhio di Dio vigila su tutto, dalla creazione della luce alla fiamma olimpica, simbolo di pace. La creazione della vita, con piante, pesci, uccelli e animali, culmina nella rappresentazione di Adamo ed Eva.

L’ultimo pannello descrive la distruzione moderna: guerre, armi nucleari e la perdita della moralità, rappresentata da una mano che preme un pulsante rosso pronto a far esplodere una bomba atomica.

Galliano ricorda poi la vita di campagna a Musano: “Eravamo contadini, si cresceva frumento per mangiare il pane e il granoturco per la polenta, si crescevano le mucche per dare i vitelli e quello era tutto, un’economia magra”, racconta Galliano.

La sua famiglia si riuniva nella stalla durante l’inverno per parlare della vita, dell’agricoltura e delle questioni morali. Galliano descrive il “filò”,  questa tradizione contadina in cui la famiglia e i vicini si riunivano nella stalla durante le serate invernali. “D’inverno faceva freddo e la stalla era calda, così la gente si trovava lì - ricorda -. Il filò era un momento di condivisione e apprendimento. Si parlava delle cose del paese, dell’agricoltura. Non c’era la radio, così le notizie e le storie venivano condivise oralmente”.

Galliano dice di aver appreso quella che è la sua filosofia dalla madre e dal nonno, sviluppandola appunto durante le serate invernali trascorse nella stalla. “Nei mosaici c’è la mia filosofia, io credo in Dio e credo in me stesso”, afferma. La sua educazione informale, ma ricca di saggezza, gli ha permesso di creare opere d’arte che raccontano storie profonde e significative.
Purtroppo, però, quest’oasi di creatività che  Galliano ha costruito rischia di essere minacciata dai nuovi sviluppi del secondo aeroporto di Sydney.

E proprio qui nella storia di Galliano riecheggia quella di Darryl Kerrigan in uno dei classici della cinematografia australiana, “The Castle”. Come Darryl, che lottava con tutte le sue forze per proteggere il suo amato “castello”  dalla demolizione per lo sviluppo dello scalo aeroportuale, Galliano si trova a difendere quello che ha costruito con grandi sacrifici per la sua famiglia. Entrambi gli uomini, armati di una visione chiara e di una passione incrollabile, ci ricordano che una casa non è solo un edificio, ma un luogo impregnato di storie, sogni e speranze.