Questo fine settimana è andato in scena lo spettacolo La Giara, tratto da una commedia di Luigi Pirandello. Lo spettacolo, in lingua italiana e in dialetto siciliano, è stato messo in scena dalla compagnia “La Bottega d’Arte Teatrale” al centro culturale del forum italiano di Leichhardt. La commedia è stata interamente adattata e diretta dal maestro, ora in pensione, Santo Crisafulli.
“Il teatro è un vero e proprio laboratorio e un mezzo molto efficace per diffondere la cultura e le tradizioni di un Paese” afferma Crisafulli. Attraverso l’attività teatrale, infatti, l’individuo non solo è posto difronte alla possibilità di confrontarsi ed esplorare la propria identità attraverso il ruolo da interpretare, ma ha anche una funzione pedagogica e didattica, in quanto, per gli attori, è anche fondamentale conoscere l’origine di un particolare lavoro teatrale e avere un’idea sull’autore, permettendo agli attori di ampliare le proprie conoscenze. Attraverso il gioco e la rappresentazione, si è immersi in uno spazio di creazione che coinvolge tutti e catapulta in una dimensione storica che, nel momento delle prove e nel fine ultimo della rappresentazione sul palcoscenico, ritorna ad essere “viva”.
La Giara è un racconto di Luigi Pirandello che fu pubblicato per la prima volta nel 1909 poi confluito nella raccolta Novelle per un anno e divenuto base per una commedia rappresentata nel 1916. La commedia è ambientata in un uliveto in Sicilia, in Italia, intorno al 1890.
È la stagione della raccolta e il proprietario terriero Don Lolò è ansioso di mettere il suo olio d’oliva, appena spremuto, in una grande giara di terracotta. Don Lolò è circondato dai suoi dipendenti, Gnà Tana (interpretata da Lina Sacco), Trisuzza (Lucia Aliberto) e Carminella (Maria Maugeri) e Mpari Pè (messo in scena da Antonio Caputi), Tararà (Marcello Aliberto), Fillicò (Gianluca Aliberto) e Nociariello (Samuel Crisafulli), che allo stesso tempo deridono e temono il suo temperamento, e dal suo avvocato, Scimé (Ottavio Bonaccorsi), che ha commesso l’errore di accettare l’invito di Don Lolò (Pippo Murgida) a trascorrere l’estate nella sua tenuta e ora se ne pente, mentre Don Lolò continua a tormentarlo con questioni legali.
C’è un nuovo caso senza precedenti che li aspetta dietro l’angolo quando il barattolo dell’olio viene improvvisamente e infaustamente rotto. I contadini convincono Don Lolò a chiamare un artigiano, Zi’ Dima (Santo Crisafulli), per riparare il vaso rotto. Zi’ Dima è famoso per aver creato una colla misteriosa che tiene insieme il tutto. Don Lolò, però, non si fida di quella colla al lavoro e ordina a Zi’ Dima di utilizzare sia la colla che i rivetti tradizionali. Zi’ Dima fa come da istruzioni, ma rimane accidentalmente bloccato all’interno dell’enorme giara.
Pirandello crea, così, una situazione paradossale per cui i due uomini si trovano a essere contemporaneamente creditori e debitori l’uno dell’altro.
Tra gli ospiti speciali nello spettacolo Emilio Lomonaco, professore universitario, e Catherine Crowley del conservatorio di Sydney, assieme ai cantanti lirici Sarah Arnold, Michael Gioiello ed Elizabeth Hilton, che hanno reso lo spettacolo ancora più vivo grazie alle musiche liriche interpretate in dialetto sicialiano. Le ragazze della scuola di ballo Dorothy Cowie School of Dancing hanno partecipato con una coreografia di una tarantella che ha coinvolto il pubblico con musiche tradizionali.
Al regista Crisafulli, l’idea di portare questa commedia di Pirandello è venuta perché da piccolo in Sicilia ha spesso partecipato alla raccolta delle olive e quindi è particolarmente legato alle tematiche della vita agreste: “Mette in scena le tradizioni contadine di una volta che offrono una panoramica interessante su come le persone interagivano e le usanze di allora. Inoltre, l’uso del dialetto come lingua è uno stimolo in più per gli attori nella conoscenza delle tradizioni italiane”, ha detto Crisafulli, aggiungendo un encomio agli attori australiani e italiani che, per poter mettere in scena i personaggi, hanno dovuto imparare l’italiano e il dialetto siciliano, dimostrando, in questa collaborazione, il vero scopo del multiculturalismo: la contaminazione e la convivenza di persone di diverse nazionalità che interagiscono e si confrontano per un obiettivo comune.
Crisafulli aggiunge qualche indiscrezione rispetto allo spettacolo: i personaggi li hanno trovati a poco a poco, e ogni volta che si aggiungevano nuovi attori bisognava riprovare: “Essendo tutti volontari con le loro attività giornaliere e i doveri di lavoro, di famiglia e di scuola, un lavoro che si potrebbe fare in due mesi alla fine è stato fatto in sei mesi, ma devo riconoscere la bravura di tutti e l’impegno profuso che è stato incredibile”, spiega il regista.
Le scenografie sono state tutte create interamente da Crisafulli, compreso l’asinello di cartapesta realizzato in tre settimane, così come la giara dove sono stati utilizzati gesso e stracci.
La compagnia adesso cerca di portare lo spettacolo in giro per l’Australia ed è sempre alla ricerca di attori.