BUENOS AIRES – La giustizia del lavoro ha sospeso provvisoriamente il decreto presidenziale che eliminava, per i dipendenti pubblici, il giorno festivo del 27 giugno, data in cui si celebra la Giornata del lavoratore statale. La decisione è stata presa dal Tribunale nazionale di primo grado del lavoro n. 3, in seguito a un’azione presentata dall’Associazione lavoratori dello Stato (Ate), il sindacato di categoria.

L’organizzazione sindacale aveva richiesto una misura cautelare per evitare la perdita della festività, ritenendo che si trattasse di un diritto acquisito per i dipendenti dell’amministrazione pubblica nazionale. La richiesta includeva la dichiarazione di incostituzionalità e inapplicabilità dell’articolo 1 del Dnu 430/2025, che annullava l’articolo 2 della Legge 26.876, la quale aveva istituito il giorno festivo retribuito.

Dopo la sentenza, il governo nazionale ha anticipato che presenterà ricorso. Attraverso il suo account su X, il portavoce presidenziale Manuel Adorni ha criticato la decisione giudiziaria e attaccato il potere sindacale, affermando che “in tempo record” la “casta giudiziaria protegge ancora una volta uno dei privilegi” della “mafia sindacale”.

Dimentica però, Adorni, di menzionare che altre categorie di lavoratori (scuola, sanità, commercio, banche) hanno la propria giornata durante l’anno, durante la quale gode del festivo retribuito. Non si tratta, insomma, di un privilegio degli statali. Per la giornata dei bancari, che si celebra a novembre, il contratto prevede che venga versato un bonus corrispondente a una mensilità. 

Inoltre, Adorni ha definito la magistrata coinvolta nal provvedimento una “giudice militante” e ha sottolineato che la sentenza si applica solo ai rappresentati dell’Ate. In tal senso, il funzionario ha sostenuto che “la sentenza è stata così veloce che l’incompetente giudice Fullana ha sbagliato l’articolo che intende sospendere con la misura cautelare”. Secondo quanto dichiarato, l’esecutivo sta già lavorando al ricorso per “assicurare l’eliminazione di ogni beneficio o prerogativa di una casta al di sopra del popolo”.

Da parte loro, Ate e Upcn (Unión del personal civil de la Nación, altro sindacato di categoria) hanno risposto che la decisione giudiziaria non si limita solo ai loro iscritti. In un comunicato, l’Upcn ha indicato che la misura cautelare ha portata generale e si applica a tutto il personale statale. Inoltre, hanno informato che entrambi i sindacati hanno coordinato azioni legali parallele, uno nel foro del lavoro e l’altro in quello contenzioso-amministrativo.

Il segretario generale di Ate, Rodolfo Aguiar, ha criticato le autorità di alcuni organismi che tentavano di ignorare l’ambito di applicazione della misura cautelare. Attraverso i suoi social, ha avvertito che “poiché in alcuni enti statali ci sono dirigenti che stanno dicendo ai lavoratori non iscritti all’Ate che devono andare a lavorare, dobbiamo chiarire che ciò è falso”.

E ha aggiunto che “giuridicamente, nell’ambito pubblico, qualsiasi sindacato rappresenta a tutti gli effetti giuridici l’intero personale, sia che sia iscritto, che appartenga a un’altra organizzazione, o che non sia sindacalizzato”. Per questo motivo, ha assicurato che “domani (cioè oggi) il 100% dei dipendenti pubblici celebrerà la propria giornata a casa e con le proprie famiglie”.