Chi mai avrebbe immaginato che la Lazio, dopo aver eliminato in settimana il Napoli dalla Coppa Italia, si sarebbe ripetuta in campionato, per di più al Maradona? Pochi, pochissimi.

Si pensava (e chi scrive fra costoro) che la squadra di Baroni, dopo aver  battuto i partenopei all’Olimpico per via del turn-over massiccio operato da Conte, avrebbe avuto vita difficile nel successivo match di campionato. Niente di tutto questo.

La Lazio, che ora si trova al terzo posto con Inter e Fiorentina, s’è ripetuta con una autorevolezza impensabile fino all’altro giorno vincendo per la terza volta consecutiva all’ombra del Vesuvio: difesa stretta, marcature a uomo e ripartenze efficaci con due ciliegine: la traversa di Bashiru e la rete di Isaksen.

Da sottolineare la prova di Noslin che ha innescato la palla-gol dopo aver fatto fuori i partenopei in Coppa con una tripletta. In seguito a questa sconfitta il Napoli si ferma, lascia il primato all’Atalanta e si dimostra in affanno di fronte ad avversari che si chiudono in difesa.

In bilico la panchina di Fonseca che resta al suo posto solo perché scelto dalla dirigenza rossonera, piuttosto restia a fare harakiri. Ma c’è chi rimpiange la mancata scelta di Conte per il timore di chissà quali spese da affrontare per accontentare l’allenatore finito poi al Napoli.

Per niente gradita la polemica del portoghese nei confronti dell’arbitro La Penna. A suo dire il fischietto romano avrebbe dovuto annullare la rete (regolarissima) di De Ketelaere che ha avuto la “colpa” di saltare più in alto di Hernandez, fin troppo passivo nell’occasione: fisiologico il contatto fra i due. Ancora più grave l’insinuazione che La Penna avrebbe favorito per la seconda volta la Dea dopo il rigore negato all’Udinese (questo sì) nei panni di Var. In realtà il Milan, dopo aver disputato un buon primo tempo, è stato dominato dall’Atalanta nella ripresa.

Alla sbarra anche Motta, criticato dal popolo bianconero per il gioco discontinuo e asettico oltre che per le scarse occasioni da go della Juventus che finora ha collezionato be 9 pareggi.

Aumentano, direi quasi inevitabilmente, le vedove di Allegri che, alla stessa giornata dello scorso campionato, aveva numeri migliori: la Juve si trovava al secondo posto, a due punti dall’Inter capolista, e aveva conquistato ben 9 punti in più. La colpa maggiore di Motta è legata alla condivisione delle scelte del ds Giuntoli: non è casuale il riferimento agli 80 milioni spesi per Douglas Luiz e Gonzales che finora si sono visti poco e male, il primo per le modeste prestazioni, il secondo per la lungodegenza.

E i due mancano alla causa: toccava al brasiliano illuminare il centrocampo che si appiattisce su giocate orizzontali; quanto all’argentino, preferito a Kean, doveva dare una scossa alle manovre offensive con volate sulle fasce e tiri in posta. Niente di tutto questo.

Da capire poi per quali motivi Giuntoli ha lasciato andare Rovella e Nicolussi Caviglia con non inferiori ai centrocampisti a disposizione di Motta.