ROMA - Ufficialmente il ‘pentolone’ della prossima legge elettorale ancora non è stato scoperchiato, anche perché, come sintetizza un esponente di centrodestra, contiene materiale potenzialmente “esplosivo”.
Tanto che un retroscena pubblicato da un quotidiano su contatti “segreti” tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein su un modello simil Tatarellum, il sistema elettorale pensato per le regionali, ha fatto saltare sulla sedia più di un alleato. Il Nazareno si è affrettato a smentire la notizia, “destituita di ogni fondamento”, ma tanto è bastato per registrare le prime mosse dei partiti. Con Fdi che chiarisce: serve una riforma che consenta la “governabilità” e premi le coalizioni.
La discussione è “all’anno zero, non solo non ci sono stati incontri nel centrodestra, ma nemmeno sono stati programmati”, racconta una fonte vicina al dossier. Già che nessun ha davvero messo giù le carte, i messaggi tra alleati e schieramenti hanno ancora forma nebulosa. “Ci stiamo lavorando, di sicuro serve qualcosa orientato alla governabilità e che incentivi le coalizioni per avere governi stabili”, afferma da Fdi il capogruppo in Senato, Lucio Malan. Dalla Lega nessun commento, il partito non avrebbe alcuna fretta di mettere mano alla riforma (la legge elettorale “non è la mia passione”, aveva scandito Matteo Salvini in uno degli ultimi interventi).
Mentre il vicepremier azzurro Antonio Tajani si sbilancia: “Sono favorevole al proporzionale, se si va nella direzione di una legge elettorale proporzionale, tipo quella che c’è per l’elezione del sindaco, dei presidenti della Regione”. Dal Pd, interviene un esperto di leggi elettorali, il senatore Dario Parrini che, nel definire “inaccettabili imposizioni di parte”, rimarca che il partito di Schlein “più volte ha ricordato che il problema numero uno è ridare voce e dignità agli elettori superando le liste bloccate e inserendo le preferenze”. A suo avviso “dire come ha fatto Tajani che si è per il proporzionale e, al contempo, per un sistema simile a quello che c’è per l’elezioni di sindaci e governatori, due maggioritari a voto di lista molto accentuati, non ha senso”. “Non prendiamoci in giro – ha aggiunto –; per iniziare a discutere serve chiarezza”.
Anche lo stesso Pd non ha una linea definita, più di un esponente dem riferisce che non vi è stato confronto a riguardo. Quando ci sarà, ci si dovrà confrontare con le posizioni, forse un po’ diverse del M5s e Avs. Da Campo Marzio non arrivano reazioni dirette e chi è vicino a Giuseppe Conte rimanda alle posizioni espresse dal presidente del M5s, favorevole a una riforma in senso proporzionale con adeguata soglia di sbarramento. Dall’Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli sfida la Premier: “Meloni, che non è solo la presidente del Consiglio ma la leader di Fratelli d’Italia, deve uscire dalle tenebre delle trame e dire pubblicamente se vuole cambiare la legge elettorale”.