BUENOS AIRES - Cooperazione, recupero dei beni e politiche pubbliche nella lotta contro il crimine organizzato transnazionale sono stati al centro della 3ª edizione del “Seminario antimafia”, organizzato da Democracia Global e dall’Organizzazione internazionale italo-latinoamericana. L’evento si è tenuto il 19 marzo, al Círculo Italiano di Buenos Aires e ha visto la partecipazione di esperti internazionali. 

Il vicepresidente del Círculo Italiano, Francisco Tosi, e Gaia Marchiori, coordinatrice del progetto Seminario antimafia italo-argentino dell’ong Democracia Global, hanno aperto i lavori ringraziando per la grande partecipazione del pubblico.

Camila López Badra, direttrice esecutiva di Democracia Global, e Christian Cao, avvocato, giurista e docente all’Università di Buenos Aires (Uba), hanno presentato la proposta di Democracia Global per la creazione di una Corte penale latinoamericana e dei Caraibi contro il crimine transnazionale organizzato (Copla) e di un’agenzia del Mercosur con lo stesso scopo.  

Entrambi hanno sottolineato la necessità del sostegno della società civile per poter portare avanti il progetto e che, appunto, questi incontri servono a creare una rete si supporto con altre ong, ricordando come questo tipo di consenso sia stato fondamentale per la costituzione della Corte penale internazionale dell’Aja.  

“Il sostegno della società civile è fondamentale”, hanno spiegato, estendendo l’invito, a chiunque voglia collaborare, di far parte del gruppo di giuristi e assessori internazionali che lavorano nella redazione del progetto. 

“Gli Stati nazionali non possono fornire risposte a questa problematica, che è una delle principali nella regione”, afferma Cao, ed è per questo che risulta necessario creare un’agenzia per il crimine transnazionale del Mercosur, un progetto presentato con il sostegno delle istituzioni italiane. 

L’avvocato ha sottolineato che l’attuale presidenza dell’Argentina nell’organismo rappresenta un’opportunità unica. Così come il consolidamento della democrazia è stato l'obiettivo principale agli inizi dell’organizzazione latinoamericana, oggi la priorità è la lotta contro il crimine organizzato. 

Questa agenzia si occuperebbe principalmente di garantire l’attuazione delle linee guida già stabilite dai trattati internazionali e di armonizzare la normativa penale degli stati membri. Servirebbe inoltre a condividere le moderne tecniche di investigazione criminale, in particolare per quanto riguarda lo scambio di informazioni, a garantire che i procedimenti giudiziari si svolgano nel rispetto dei diritti umani e a organizzare meglio le forze di polizia per proteggere testimoni, pubblici ministeri e avvocati coinvolti. 

Carla Rojas, coordinatrice dei progetti contro la criminalità organizzata in Sud America per l’Ufficio delle Nazioni Unite contro le droghe e il crimine (Unodc), ha esposto il lavoro che l’organismo svolge con le autorità dell’Argentina, Paraguay e Uruguay nella identificazione delle operazioni del narcotraffico nella regione, in particolare sulle rotte fluviali dove viene trasportata la droga che viene poi inviata in Europa. “Abbiamo notato che il traffico si sta spostando verso i porti dell’Atlantico, sostituendo quelli del Pacifico”, ha spiegato Rojas.  

L’analisi dell’Unodc è poi sfociata in una serie di operazioni di controllo, coordinate tra le istituzioni dei tre Paesi, nei punti critici delle loro frontiere. Il successo di queste azioni ha portato alla decisione del governo italiano di continuare a collaborare anche nella seconda fase di questo programma. 

Ma le operazioni delle forze dell’ordine sono solo un aspetto della lotta contro la criminalità organizzata.  

Dario Scaletta, del Consiglio superiore della magistratura (l’organo di autogoverno dei giudici in Italia) ha sottolineato come l’esperienza italiana abbia provato che la mafia debba essere combattuta soprattutto attraverso lo stato di diritto.  

“Cosa Nostra si relaziona con le persone a partire da legami che sembrano innocui, piccoli favori e, in questo senso, differisce considerevolmente dai gruppi armati o dalle cellule terroristiche”, ha spiegato Scaletta- La mafia si inserisce nel tessuto sociale attraverso la complicità, strumentalizzando valori profondamente radicati nel territorio siciliano, come la famiglia e l’onore. 

Dai messaggi rinvenuti nelle inchieste, si è potuto osservare come il crimine organizzato occupi lo spazio lasciato vuoto dallo Stato, stipulando una lista di diritti e doveri degli affiliati, nonché una serie di valori morali condivisi.  

Scaletta ha quindi sottolineato che è “attraverso la cultura, l’educazione e la garanzia dei diritti fondamentali, come il lavoro e una vita dignitosa, che si combatte la cultura dell’illegalità” ed è quindi essenziale “investire nella scuola e nell’istruzione”.  

“La battaglia contro l’illegalità si vince o si perde con i giovani. In Italia molto è cambiato, ma dobbiamo continuare ad andare avanti, annullando il consenso di cui gode la mafia e facendo prevalere il valore assoluto della legalità”, ha concluso Scaletta. 

Uno strumento fondamentale a sradicare questo consenso è la restituzione alla collettività del patrimonio accumulato con attività illecite, come esposto da Lucas Manjón, rappresentante in Argentina adell’associazione Libera e coordinatore del Programma per i beni restituiti. 

Si tratta di una proposta di legge per recuperare il miliardo di pesos perquisiti nei processi e che oggi sono in stallo, in modo che possano essere utilizzati a favore della società civile. Organismi del governo italiano hanno collaborato nella redazione del progetto a partire dalle esperienze che sono già state fatte oltreoceano. 

Anche il Circolo Giuridico Argentino  fa parte del programma, come esposto dalla presidente Malena Errico. “Dal Circolo proponiamo un cambio di paradigma, per cui la giustizia non sia considerata solo come uno dei poteri dello Stato ma un diritto dei cittadini”, spiega.  

Il Circolo Giuridico inoltre promuove “la cultura della legalità”, con diverse iniziative nelle scuole italiane di Buenos Aires e collaborando nella redazione di progetti di legge relativi ai crimini transnazionali.  

A concludere l’incontro, il coordinatore della Diplomazia Giuridica del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Raffaele Langella, che ha ricordato come gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino abbiano cambiato radicalmente la concezione della mafia nella società italiana e “il ruolo decisivo che può avere un coinvolgimento diretto della società civile nella lotta tra le istituzioni, a favore della legalità, contro gli interessi del crimine organizzato, per contrastare la corruzione che non solo uccide persone, ma anche i sogni di progresso personale.”